Venerdì 26 Aprile 2024

Foto hot sui social, ma poco sesso reale

Giovani cyber casti. I millennial fanno meno sesso di tutte le generazioni che li hanno preceduti. Ma il sexting è senza precedenti

(Olycom)

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Roma, 15 aprile 2017 - NED FLANDERS nella realtà, Rocco Siffredi sul web. I millennial, secondo uno studio congiunto, condotto della San Diego State University, dalla Florida Atlantic University e dalla Widener University, fanno meno sesso di tutte le generazioni che li hanno preceduti, raggiungendo percentuali di castità paragonabili solo a quelle dei loro coetanei degli anni Venti del Novecento.

La colpa, secondo gli studiosi, sarebbe paradossalmente da attribuire alle app di dating. «Questi servizi – spiegano i ricercatori – dovrebbero aiutare i ragazzi a trovare partner sessuali più facilmente, ma in verità costringono i giovani a spendere molto tempo nella realtà virtuale. Questo comporta che interagiscano meno di persona e che alla fine non abbiano rapporti sessuali». Sempre meglio, comunque, dei loro coetanei giapponesi. Uno studio commissionato dal governo nipponico ha dimostrato che il 30% delle ragazze single e il 15% dei giovani senza fidanzata si erano innamorati di un personaggio dei videogame e per questo non cercavano una relazione nel mondo reale.

L’ululato alla Mastroianni, in estasi per uno spogliarello – rigorosamente dal vivo – della Loren in ‘Ieri, oggi e domani’, resta oggi strozzato nel mondo digitale, dove la pratica del sexting, ovvero l’invio di contenuti a sfondo sessuale via messaggini, è sempre più in voga tra gli adolescenti. Secondo una ricerca di Pepita Onlus, il 40% dei minorenni italiani dice di aver spedito materiale hard. «Il mezzo più utilizzato, con il 67% delle preferenze, è WhatsApp, che batte Instagram (fermo a quota 57%) e Snapchat (43%).

I ragazzi inglesi, invece, vanno pazzi per Yellow, una app simile a Tinder, ma dedicata agli adolescenti. Bastano pochi clic per iscriversi e solitamente il messaggio di benvenuto che si riceve dagli altri utenti non è «Ciao», ma «Mandaci delle tue foto senza vestiti».

Per gli psicologi Andrea Marino e Roberta Bucci dell’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale di Roma, i nostri ragazzi cominciano a fare sexting già a 8-9 anni. Una pratica che è considerata reato. «In generale i giovani non si preoccupano: è quasi normale inviare e ricevere foto o video pornografici, anche perché molto spesso non sono in grado di cogliere la pericolosità delle loro azioni», fa notare Emiliano Lambiase, psicologo dell’Istituto di terapia cognitivo-interpersonale.

PERCHÉ quando si diffonde qualcosa via web, come insegna il triste caso di Tiziana Cantone, è poi praticamente impossibile eliminarlo. E allora qualche volta il dubbio che sia meglio imitare Ned Flanders, il religiosissimo e casto personaggio dei Simpson, anche sul web diventa quasi una certezza.