Mercoledì 24 Aprile 2024

Parkinson, scatta l’allarme. "Rischio tagli per le terapie"

Riabilitazione, oggi incontro al ministero. "Bisogna razionalizzare". Gli esperti: no a revisioni drastiche

Muhammad Ali ad Atlanta con la torica olimpica (Ansa)

Muhammad Ali ad Atlanta con la torica olimpica (Ansa)

Roma, 13 novembre 2017 - Indagini di terapia genica coordinate da Vania Broccoli per il Cnr e l’Ospedale San Raffaele di Milano. Antiossidanti protettivi studiati da Dimitri Krainc alla Northwestern University di Chicago. Trial di fase 2b con una molecola messa a punto a Cambridge, Boston. Passi avanti nel trattamento del Parkinson, notizie degli ultimi giorni che interessano in Italia centinaia di migliaia di persone e i loro familiari. Intanto è partita la prima campagna di crowdfunding di Parkinson Italia Onlus. Ma si profilano anche nubi all’orizzonte per quanto riguarda le modalià di accesso ai cicli di riabilitazione intensiva, che sono l’altra faccia della medaglia.   Con l'aumento dell’aspettativa di vita si guadagnano anni preziosi, di pari passo crescono le malattie legate all’invecchiamento. Non ci sono solo Parkinson e Alzheimer, ma anche tumori, ictus, diabete, cardiopatie. Garantire l’assistenza a chi ha bisogno è sempre più costoso, ha rimarcato il presidente della Società italiana di farmacologia all’ultimo congresso. Occorre scongiurare il rischio default. Già, ma dove potare?  Alcune organizzazioni di pazienti con malattia di Parkinson, ad esempio, sono in subbuglio per un incontro fissato oggi presso il ministero della Salute. Oggetto: criteri di appropriatezza, ricoveri in riabilitazione ospedaliera e relative tariffe. Linguaggio da addetti ai lavori, con parole chiave tipo riduzione della remunerazione delle prestazioni oltre i valori soglia, razionalizzazione delle spese. Decisioni che riguardano una marea umana, ogni anno dodicimila nuovi casi si sommano a un esercito di sofferenti alle prese con tremori improvvisi, rallentamento dei movimenti, rigidità e perdita di equilibrio (un caso su 10 si manifesta prima dei quarant’anni).    Parliamo di persone che necessitano di riabilitazione intensiva presso strutture attrezzate. Diverse regioni sono sprovviste di tali realtà. Improbabile che possano sorgere magicamente dal nulla, lecito invece pensare che i tagli possono mandare in crisi la rete esistente. «Se questo decreto venisse approvato così come proposto – afferma Giuseppe Frazzitta, direttore del Dipartimento riabilitazione malattia di Parkinson, Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona – non sarà possibile ricoverare pazienti parkinsoniani per la riabilitazione come avviene oggi. La revisione dell’appropriatezza va bene, ma diventa negativa se effettuata in maniera drastica».   Dal ministero viene una risposta interlocutoria: «La rivisitazione in atto intende riqualificare la neurologia – ha dichiarato ieri a QN il direttore programmazione del ministero, Andrea Urbani – vuole prevedere prestazioni intermedie che non erano remunerate. Se qualcosa è sfuggito nel confronto con le società scientifiche e l’Istituto superiore di sanità potremo rimediare. Non faremo cassa con tagli alla riabilitazione, ma dobbiamo aggiornare un tariffario ormai superato. Paghiamo troppo alcune prestazioni e troppo poco altre, ma complessivamente il fondo viene ampliato».

Ma quali sono i centri che fanno tendenza e come si muovono?   La fondazione promossa da Paolo Fresco, con sedi a Fiesole e presso la New York University, negli Usa, ha stilato il Network of Excellence, un elenco dei centri di riferimento che sono suoi interlocutori in Italia, dislocati a Genova (Giovanni Abbruzzese), Milano (Alessio Di Fonzo). Gravedona - Como (Giuseppe Frazzitta), Vicenza (Daniele Volpe), Perugia (Paolo Calabresi), Pisa (Ubaldo Bonuccelli).   I pazienti parkinsoniani, per riabilitarsi, hanno varie risorse, la robotica, la postura, le terapie in acqua, ma i progressi vengono dalla integrazione delle diverse tecniche, anche attraverso movimenti volontari e automatismi, un ciclo di terapie che sono eseguite solo nei centri di eccellenza. Il Mirt ad esempio è un protocollo unico nel suo genere, che prevede un ricovero di 30 giorni durante il quale i pazienti vengono sottoposti a sedute di movimento aerobico (quindi senza fatica) dalle tre alle cinque ore al giorno, dal lunedì al sabato. Oltre al classico trattamento a tu per tu con i fisioterapisti, prevede l’utilizzo di dispositivi come il tapis roulant, per potenziare l’efficacia degli stimoli esterni (visivi e uditivi) sui meccanismi di ri-apprendimento, o il Lokomat, per i pazienti con difficoltà gravi a camminare. Tutto questo necessita ovviamente dell’intervento di diversi specialisti che lavorano in maniera multidisciplinare: neurologi, neuropsicologi, fisioterapisti, logopedisti, terapisti occupazionali, fisiatri, infermieri e anche nutrizionisti.