Omicidio Alatri, uno dei fermati scarcerato il giorno del delitto

I fratellastri Castagnacci e Palmisani in isolamento. "Sono a rischio linciaggio" L'autopsia sul corpo di Emanuele

Da sinistra Mario Castagnacci e Paolo Palmisani (Ansa)

Da sinistra Mario Castagnacci e Paolo Palmisani (Ansa)

Roma, 29 marzo 2017 - Troppo rischioso il carcere insieme agli altri detenuti. Troppo alto il rischio che le violenze inflitte a Emanuele Morganti, il 20enne di Alatri massacrato di botte e morto dopo 36 ore di agonia possano essere riversate contro di loro, gli autori dell'aggressione letale, i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, fermati con l'accusa di omicidio volontario. Così i due sono stati posti in regime di isolamento nel carcere romano di Regina Coeli. 

L'autopsia sul corpo di Emanuele

E ad Alatri nessuno vuole difendere Castagnacci. Anche l'avvocato Tony Ceccarelli ha deciso di rinunciare all'incarico. "È stata una decisione autonoma, presa senza alcuna pressione", sottolinea il legale. "Lo dico - specifica - perché in questi giorni sono stati molti i colleghi, anche di indagati più marginali, che sono stati minacciati e malmenati".

Castagnacci era stato fermato a Roma il 23 marzo perché trovato in possesso di dosi di droga ma fu rilasciato il mattino successivo. Quella notte del 24 marzo avvenne poi ad Alatri il terribile pestaggio di Emanuele. Il pm aveva chiesto l'obbligo di firma. Il giudice il giorno dopo nel corso della direttissima dispose la scarcerazione rigettando anche l'obbligo di firma. L'operazione antidroga scattò a seguito di un'attività informativa. Fu perquisito un appartamento al Pigneto dove Castagnacci si trovava con altre tre persone e furono trovate un centinaio di dosi di stupefacente tra hashish, marijuana e cocaina. A differenza di quanto detto in precedenza furono sequestrati 43 grammi di hashish, 6 grammi di marijuana e 7,5 grammi di cocaina. Il maggiore quantitativo i carabinieri lo trovarono indosso a Castagnacci e nella sua stanza, circa 40 grammi di stupefacente. Il giudice convalidando l'arresto di Castagnacci e altri tre rileva che "tutti gli imputati sono stati trovati all'interno di un'abitazione ove erano detenute le diverse sostanze stupefacenti sequestrate, sempre nell'abitazione vi erano strumenti utili al confezionamento delle dosi e appunti che potevano verosimilmente ritenersi riconducibili alla tenuta contabilità con i clienti". Su Castagnacci si rileva inoltre che "aveva in tasca ulteriore sostanza stupefacente" e che nella sua stanza "era detenuta gran parte della sostanza". Infine il giudice dispone "l'immediata liberazione degli imputati se non detenuti per altra causa".

L'AMICO DI EMANUELE - "Non riesco a darmi una ragione...Non può essere vero...È inaccettabile tanta infamia, sto soffrendo troppo, ho il cuore a pezzi...sono nato per soffrire...Cosa devo passare ancora? Perché deve essere così crudele la vita?". Questo il messaggio che ha scritto la notte scorsa su Facebook Gianmarco Ceccani, l'amico di Emanuele che ha provato a fermare la violenza del branco durante il pestaggio mortale.