Lunedì 6 Maggio 2024

La qualità dei leader

LA CRESCITA economica italiana stenta ed è inferiore a quella dell’Eurozona. Lo dicono Confindustria, Standar&Poor e pure la Commissione europea.  Perché stentiamo? A questa domanda arrivano risposte – per lo meno nei comunicati pubblici – da parte delle autorità che ci mettono periodicamente in guardia, che lasciano perplessi. In altri termini, sono proposte analisi politiche forse un po’ superficiali. L’ “incertezza politica” è individuata un po’ da tutti come uno dei principali freni alla nostra crescita. Ma cos’è l’incertezza politica? Impossibilità di formare un governo, governi traballanti con maggioranze divise, governi per tamponare una crisi (come il nostro)? Non vi è dubbio che un governo con una solida maggioranza possa essere un fattore di sviluppo; ma un fattore tra tanti (e probabilmente nemmeno necessario, per lo meno nel breve periodo, come mostra il caso spagnolo: crescita durante i mesi di ricerca di una maggioranza per fare il governo). Governi stabili non sono per forza governi efficaci.

PER questo, se vogliamo interrogarci sul perché il nostro Paese resta invischiato in handicap strutturali che ne impediscono lo sviluppo, dobbiamo avere il coraggio di vedere una realtà ben più drammatica: da anni siamo governati da un ceto politico incapace di affrontare almeno alcuni dei nodi del nostro ritardo. Le cause di ciò hanno molte radici nelle vicende degli anni Novanta, a partire da Tangentopoli, ma questa è un’altra storia ancora. 

Stabili o instabili che siano, i governi se sono retti da chi non sa governare non producono nulla di buono. Dall’inizio della crisi abbiamo avuto governi politici, tecnici, semi-tecnici, ma a parte il “salvataggio” dei conti operato dal governo Monti, non possiamo dire di avere fatto grandi passi in avanti in qualche ambito nevralgico. 

La Commissione europea lamenta che dalla metà del 2016 la spinta per le riforme si è indebolita. Non vi è dubbio che da quel momento l’Italia si è praticamente fermata per la campagna referendaria (a proposito di buon governo...), ma la Commissione ha cercato di approfondire natura ed effetti delle riforme avviate prima di allora? Arriva proprio ora la notizia del crollo delle assunzioni a tempo indeterminato nel 2016, se si vuole riflettere sulla riforma del lavoro, ad esempio. E anche i più benevoli osservatori quando descrivono i risultati del passato governo non vanno molto oltre il “qualcosa si è fatto”. Cosa ha impedito ad un governo con un leader così forte di andare oltre il “qualcosa”? Forse più che instabilità, deficit di cultura di governo?  Il tema dell’instabilità in realtà non sembra davvero cogliere nel segno. Ma è certo che serve molto nel gioco politico, per essere brandito come un’arma e interpretato a seconda delle opportunità. Oggi, ad esempio, il governo Gentiloni rappresenta stabilità o instabilità? Andare ad elezioni al più presto apre la via a una terra incognita o a un governo più forte? A seconda degli interessi delle parti in gioco, sarà l’una o l’altra cosa, pirandellianamente.