Lunedì 20 Maggio 2024
Alessandro Malpelo
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Tumore prostata, cura combinata regala anni di vita

Studi presentati al congresso dell'American Society of Clinical Oncology - Asco 2017 - dimostrano che la combinazione abiraterone e terapia di blocco ormonale incrementa la sopravvivenza nel cancro prostatico metastatico, diminuisce del 38 per cento il rischio di morte, migliora sensibilmente la qualità della vita. Ne parlano i professori Sergio Bracarda, ospedale della Toscana di Arezzo, e Giuseppe Procopio, Istituto dei Tumori di Milano

Giuseppe Procopio e Sergio Bracarda, conferenza stampa Asco 2017

Giuseppe Procopio e Sergio Bracarda, conferenza stampa Asco 2017

Chicago, 4 giugno 2017 - Passi avanti nella cura del tumore alla prostata nei casi più complessi, vale a dire quando sono presenti metastasi già alla diagnosi: in un trattamento chemio-free, l'aggiunta della molecola abiraterone al trattamento ormonale standard ha dimostrato di diminuire il rischio di morte del 38%. Lo evidenzia lo studio di fase 3 LATITUDE, effettuato su 1.200 uomini e presentato oggi durante la sessione plenaria del congresso dell'American Society of Clinical Oncology (Asco). Lo studio ha anche mostrato che abiraterone ha più che raddoppiato il tempo medio intercorso prima della progressione del tumore, da 14.8 a 33 mesi.

I dati incoraggianti sono stati selezionati per Best of ASCO Meetings, come risultati scientifici più innovativi e a maggior impatto per i malati. Insomma, rileva Giuseppe Procopio, responsabile dell'Oncologia genito-urinaria all'Istituto nazionale tumori di Milano, «possiamo dire che il risultato, un trattamento semplice per un paziente tra i più difficili, apre nuovi orizzonti. Quanti pazienti possono beneficiare del trattamento? Almeno 3500 pazienti italiani l'anno, secondo un calcolo estemporaneo, quelli in condizioni più difficilì, che possono guardare al futuro con ottimismo non solo per l'efficacia osservata nella nuova cura combinata, ma anche per la qualità di vita che può offrire». La disponibilità di questi dati «offrirà la possibilità di selezionare il trattamento più appropriato per diverse tipologia di pazienti», commenta Sergio Bracarda, direttore del dipartimento oncologico dell'Azienda USL-Ospedale di Arezzo.

Inizialmente, spiega Procopio, un soggetto che arrivava con diagnosi di carcinoma prostatico con metastasi seguiva il percorso standard: l’ormono terapia (ovvero il blocco androgenico) per poi passare a chemioterapici o cure ormonali, in caso di resistenza. Due anni fa nella forma di malattia più aggressiva lo standard è cambiato in forza di nuovi studi: la chemioterapia è risultata prima linea di trattamento alla pari con la terapia ormonale standard, ciò ha permesso un allungamento della sopravvivenza che prima non eravamo in grado di ottenere per questi pazienti. Con lo studio LATITUDE la prima opzione diventa ora la combinazione di abiraterone e terapia ormonale. Ovvero una terapia orale, somministrabile a domicilio, con evidenti vantaggi per il paziente in termini di qualità di vita, di impatto sulla quotidianità e non ultima di tollerabilità.

La disponibilità di questi dati offrirà la possibilità di selezionare il trattamento più appropriato per diverse tipologie di pazienti che si presentano alla diagnosi con carcinoma prostatico avanzato, precisa Bracarda. Questi dati vanno aggiunti a quelli dello studio Stampede, presentato sempre durante Asco 2017, che mostra un’efficacia di abiraterone rispetto alla sola terapia ormonale standard, con uno scenario complessivo di 5 studi per il trattamento di casi clinici ormono sensibili metastatici alla diagnosi.

«Per gli uomini che ricevono una diagnosi di cancro alla prostata in fase avanzata, questo rappresenta un'evoluzione di trattamento, un nuovo efficace approccio. Passare dalla chemioterapia ad abiraterone - è il commento di Sumanta Kumar Pal, Asco Expert -. È una buona notizia per questi pazienti, poiché trattare la malattia con abiraterone può significare vivere più a lungo con un ridotto impatto di effetti collaterali». Per Karim Fizazi capo dipartimento di oncologia presso l'ospedale universitario Gustave Roussy, Parigi-Sud, «il risultato che abbiamo osservato in questo studio, dato dall'uso precoce di abiraterone, è comparabile a quello della chemioterapia. La differenza è che abiraterone è molto più tollerabile, tanto che molti pazienti non riportano nessun effetto collaterale».

L’immuno oncologia è un campo di ricerca promettente per Janssen, che ha quattro nuove molecole nelle fasi finali di sviluppo in area oncologia: imetelstat, erdafitnib, apalutamide, e niraparib. Abiraterone rientra invece nel presente, nella rosa dei nuovi farmaci approvati in Europa negli ultimi quattro anni, vale a dire: daratumumab, ibrutinib, siltuximab, decitabina e e per l'appunto abiraterone.

Alessandro Malpelo QN Quotidiano Nazionale