Lunedì 20 Maggio 2024

Battaglia di dossier

di P. F. De Robertis

QUANDO il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare. Trasferendo la metafora sportiva in un ambiente meno muscolare ma altrettanto animato, viene da dire che appena il Sinodo entra nel vivo della discussione partono i dossier, le pressioni, in certi casi anche i veleni. Con lo scopo evidente di condizionare in qualche modo sia la discussione sia la definitiva presa di posizione del Papa, che – ricordiamolo – sarà l’unico tenuto a dire una parola definitiva sui temi presi in esame. Assumendo in toto il documento conclusivo del Sinodo, prendendone per buona una parte soltanto, ignorandolo del tutto.

CHE L’ARIA intorno al Vaticano sia molto tesa lo si era compreso da un po’, da almeno un anno, da quando cioé erano partiti i documenti contrapposti tra cordate rivali di cardinali: prima sui giornali, poi nelle discussioni riservate. Mano mano che si avvicina il momento della verità – tra sabato 24 e domenica 25 – la temperatura è destinata a salire, segno che l’ora delle grandi decisioni è giunta. Ieri si è saputo della lettera al Papa firmata da alcuni cardinali, una lettera vera (l’elenco preciso dei presuli che l’hanno sottoscritta non è disponibile, ma alla fin fine poco importa) che con toni inusualmente duri registra un malessere circa le procedure adottate per i lavori.

Il Pontefice non l’ha presa bene, perché vi ha letto il crescente disagio di una (buona) parte della gerarchia ad adeguarsi al nuovo corso, e perché in controluce ha compreso quante resistenze potrebbe trovare una conclusione del sinodo su posizioni a lui più congeniali, quelle cosiddette «aperturiste». TANT’È che all’inizio della discussione, la scorsa settimana, Francesco aveva invitato tutti a non abbandonarsi a una «ermeneutica cospirativa», cioé alla tentazione di stare sulla difensiva e soprattutto a fare gruppo contro le possibili aperture. La sfida per il Papa è adesso, costi quel che costi, tenere tutti insieme. Senza cedere all’immobilismo.

di P. F. De Robertis