Giovedì 22 Maggio 2025
REDAZIONE TECH

La maratona dei robot in Cina tra cadute rovinose e inquietanti umanoidi. Cosa nasconde lo show di Pechino

Nella ‘E-Town’ di Pechino si è tenuta la prima sfida tra bipedi, androidi e non. Il vincitore è arrivato quasi due ore dopo il primo atleta umano

La maratona dei robot in Cina tra cadute rovinose e inquietanti umanoidi. Cosa nasconde lo show di Pechino

Roma, 19 aprile 2025 – Una via di mezzo tra la coppa Cobram di fantozziana memoria e il colossal ‘Transformers’. Con sullo sfondo inquietanti echi di ‘Io, robot’. La prima mezza maratona al mondo con robot umanoidi è andata in scena a E-Town, polo tecnologico e produttivo di Pechino, in Cina. Da un lato della strada i bipedi androidi, dall’altro essere umani, più o meno atleti. Due piste separate, dove è subito risaltata una macroscopica differenza: i robot, alla partenza, non erano concentrati nel riprendere con i loro cellulari gli avversari in carne e ossa. Cosa che puntualmente accadeva oltre la barriera che separava i tracciati.  

Un'immagine della maratona dei robot in Cina (Ansa)
Un'immagine della maratona dei robot in Cina (Ansa)

Pronti via e un piccolo androide rovina a terra, riuscendo a rialzarsi dopo pochi minuti tra il boato della folla, palesemente e orgogliosamente schierata. Un altro, progettato per ricordare nelle fattezze un Transformers, improvvisamente devia dal percorso finendo contro una barriera e travolgendo un ingegnere sul posto. “La vendetta del caduto”. Il tutto si svolge in un’atmosfera da grande evento americano con migliaia di persone a bordo strada e musica pop in filodiffusione. 

Il vincitore

L’importante, mai come in questo caso, non era vincere ma partecipare. E, forse ancora di più, arrivare al traguardo e mostrarsi al mondo. Il primo a tagliare il nastro della retta d’arrivo è stato Tiangong Ultra, prodotto dal Beijing Humanoid Robot Innovation Center. Ha chiuso i 21 e rotti chilometri del tracciato, disseminato di ostacoli come curve tortuose e dislivelli improvvisi, in circa 2 ore e 40 minuti. Per dare un metro di paragone, il vincitore della corsa tra gli umani ha impiegato un’ora e due minuti, mentre il record mondiale sulla distanza, detenuto dall’ugandese Jakob Kiplimo, è di 56 minuti e 42 secondi. Insomma, in questo campo, nella sfida tra bipedi in condizioni reali, il divario tra l’intelligenza artificiale e la più che umana fatica da atleta è ancora lungi dall’essere colmato.

Sfida agli Usa

Ma non era questo il vero obiettivo della manifestazione. La Cina non voleva mostrare i limiti dei suoi robot, semmai il contrario. Solo che il confronto non era con il maratoneta medio, bensì con la robotica statunitense. Che, secondo gli addetti ai lavori, è ancora in pole position nonostante gli sforzi di Pechino. Questo show ostentato al mondo è solo un ulteriore passo nella corsa a diventare leader globale dell’intelligenza artificiale. Non a caso il creatore di Tiangong Ultra ha sottolineato come il suo umanoide fosse allo stesso livello degli ultimi modelli occidentali. 

Alla gara di E-Town hanno partecipato 21 team, sostenuti dai nomi dei principali operatori del settore tra cui Unitree Robotics che ha schierato il suo modello G1, Engineairobot con PM01 e Leju con Kuavo, tutti impegnati a coprire la distanza di 21,1 chilometri.

I robot in gara

Il runner più alto (1,8 metri) era proprio il vincitore, Tiangong Ultra. Pesa 52 chilogrammi è viaggia a una velocità media di 10 chilometri orari con punte massime di 12 km/h. È in grado di superare pendii e scale, sa allungare la sua falcata su erba, ghiaia, sabbia e altri terreni irregolari, ha affermato Wei Jiaxin, responsabile del marchio e delle pubbliche relazioni presso il Centro di ricerca con sede a Pechino, nel resoconto dei media statali.

Little Giant del Politecnico di Pechino, invece, è alto appena 75 centimetri, ma le sue caviglie sono dotate di motori articolati a 180 gradi e i suoi piedi hanno suole in gomma per affrontare superfici impervie.

Tra gli altri sviluppatori di robot umanoidi che schierano i loro atleti ci sono Lingbao Casbot e Noetix Robotics.

Ogni squadra era composta da un robot umanoide e da un massimo di tre umani come accompagnatori, tra ingegneri e operatori, oltre che da un arbitro per la verifica della regolarità della gara. Perché tra le varie regole c'era quella che incoraggia le squadre a percorrere l'intero percorso senza sostituire le batterie: in caso contrario, scatta una penalità di tempo. Alcuni robot erano autonomi, altri comandati a distanza.