Lunedì 29 Aprile 2024

Da Mou a Mou, solo con lui l’Italia è Special

Il trionfo in Conference 12 anni dopo la Champions: tutto legato a Josè. E intanto Mkhitaryan è a un passo dall’Inter: assieme a Dybala

di Paolo Franci

Sì d’accordo, il gol super di Zaniolo. Va bene, ok, le paratone di Rui Patricio. Però quegli undici chili di Coppa, trofeo della Conference League, altro non sono, alla fine, che la Coppa Mourinho. Ha vinto lui. Soprattutto lui. Si dice, nel calcio, che in fondo siano i giocatori a decidere le partite e gli allenatori contino, sì, ma fino a un certo punto. Ecco, questo concetto prendiamolo e mettiamolo in contromano, se in panchina c’è Josè Mourinho, il primo allenatore a vincere tutte e tre le coppe europee. Detto che, se c’è un trofeo in palio, Mou se lo prende e basta. Come s’è preso Roma, sponda giallorossa, e la Roma, dopo averla bastonata e anche spaccata in tanti pezzi - il 6-1 col Bodo e la ’punizione’ per i colpevoli dell’onta - e poi ricostruita. E lo ha fatto tipo matrioska e cioè, ogni giocatore a sua immagine e somiglianza, uno dentro l’altro per spirito di squadra, voglia, cattiveria agonistica, concentrazione. Diciamolo pure: la Roma all’inizio della stagione era una squadra col pieno d’entusiasmo, ma un bel po’ nerd per errori individuali e leggerezze imperdonabili per uno spartano del pallone come Mou. Pian piano, lo Special One l’ha trasformata, fino a centrare questo trionfo europeo che qualcuno prova a sminuire - nel gioco degli sfottò, i laziali soprattutto.... - ma che rappresenta il ritorno italiano al trofeo continentale dopo 12 anni di digiuno. E cioè dall’apoteosi Champions di Mou con l’Inter.

Ma poi, alla fine, non è neanche questo, il trionfo. E’ il modo in cui riesce a far diventare enorme l’impresa, trascinandosi dietro un popolo intero, capace di riempire l’Olimpico anche se la la Roma ha giocato in Albania. Mou ama la gente e dice: "Sono romanista e resto qui!" e il suo popolo va su di tripudio, riconoscendo: "Solo lui poteva farci vincere la Coppa", tratteggiandone ancora una volta l’unicità e la capacità di vincere. C’è chi dice che questa vittoria possa essere il primo passo di un ciclo. Forse sì, oppure no, ma quel che conta per la gente è avere lui in panchina, perchè con lo Special One, si sa, tutto può accadere. E anche di più.