Giovedì 25 Aprile 2024

Scudetto Napoli: quando sarà matematico? Vince già domenica se...

In caso di successo nel derby contro la Salernitana e di seguente mancata vittoria della Lazio in casa dell'Inter la questione tricolore sarà chiusa già nella 32esima giornata

Juventus-Napoli, l'esultanza di Raspadori (Ansa)

Juventus-Napoli, l'esultanza di Raspadori (Ansa)

Napoli, 24 aprile 2023 - E' qui la festa? C'era una volta quella scaramanzia venuta clamorosamente e giustamente meno dopo la vittoria ottenuta all'ultimo respiro in casa della Juventus grazie a un guizzo di Giacomo Raspadori: l'ultimo sigillo, in un certo senso quello più griffato, prima dell'avvento del crisma della matematica sull'ormai quasi certo scudetto del Napoli.

Le combinazioni per lo scudetto domenica 30 aprile

 E' ormai da mesi che nel capoluogo campano impazzano i calcoli e le tabelle sulla data buona per celebrare finalmente il terzo titolo del club partenopeo: forse addirittura dalla ripresa del campionato dopo la pausa che aveva lasciato spazio ai Mondiali 2022, uno dei pochi grandi interrogativi dietro la marcia inesorabile di una squadra benedetta da tutti gli elementi necessari per vincere. Forza, qualità, quantità, determinazione e fortuna: giusto per citarne alcuni e tutti praticamente rinvenibili nella presa dell'Allianz Stadium. Quasi come un cerchio che si chiude, il Napoli mette le mani sullo scudetto proprio in casa di quell'acerrima rivale che negli ultimi anni (e non solo) aveva spesso spento sul più bello i sogni di gloria di un'intera piazza: un dettaglio non sfuggito proprio al club partenopeo, che l'ha prontamente sottolineato tramite i propri canali social. Insomma, sul pianeta azzurro nessuno si nasconde più: né Luciano Spalletti, che parla a chiare lettere di uno scudetto arrivato a coronamento di una carriera ricca di sacrifici e amarezze, né Giovanni Di Lorenzo, che fa eco al suo allenatore tirando in ballo l'onore di essere il capitano del Napoli scudettato così come era toccato a un certo Diego Armando Maradona. Tutto giusto e bello, ma quando sarà ufficiale una festa già cominciata con il maxi raduno di tifosi ad accogliere la squadra nell'aeroporto di Capodichino? Addirittura già nel prossimo turno (il 32esimo) e per la precisione domenica 30 aprile, a patto che la capolista vinca contro la Salernitana il giorno precedente e la Lazio non batta l'Inter. Qualora questa combinazione non dovesse avverarsi, niente panico: lo scudetto ad oggi è comunque distante dal Napoli, primo con 78 punti in carniere e a +17 sulla Lazio seconda, appena 5 punti, da conquistare nelle 7 giornate di campionato che mancano all'appello e che mettono a disposizione ancora 21 punti. Insomma, la partita per lo scudetto nel prossimo turno si giocherà non esattamente in contemporanea: il primo atto si disputerà sabato 29 aprile alle 15, orario del derby di Campania, mentre il secondo domenica 30 aprile alle 12.30, quando la Lazio cercherà di rimandare la festa in casa dell'Inter.

La rivincita di Raspadori

Tanti calcoli ma la sostanza è una sola: il Napoli ha già entrambe le mani sul titolo e le ha anche grazie a una panchina ricca di qualità e alternative, come già ampiamente paventato fin dall'estate. Per una volta in quel caso non si è trattato di semplici frasi di propaganda sotto l'ombrellone, bensì della realtà dei fatti. Una delle dimostrazioni l'ha fornita Raspadori, l'eroe di Torino che così trova il modo di riprendersi i titoloni e i riflettori dopo il lungo infortunio muscolare e, in generale, i tanti, forse troppi, minuti trascorsi in panchina in stagione. Non a caso c'era già chi parlava di investimento sbagliato, sia da parte del Napoli sia dalla prospettiva del ragazzo, uno dei migliori prospetti dell'attacco della Nazionale. In effetti, in determinati momenti dell'annata l'impressione generale di un rapporto felice solo a metà c'è stata e anche piuttosto forte. Le colpe, come si dice in questi casi, erano un po' generali: si cominciava dalle gerarchie dell'attacco azzurro, guidato da un totem del calibro di Victor Osimhen, si passava dalle scelte non sempre felici in ottica turnover di Luciano Spalletti e si arrivava alle prestazioni spesso non all'altezza delle aspettative dello stesso Raspadori, il jolly per antonomasia. Forse fin troppo jolly: del classe 2000, pagato 5 milioni per il prestito oneroso, più i 25 milioni che saranno versati nei prossimi mesi nelle casse del Sassuolo per il riscatto obbligatorio, si è parlato come di un giocatore abile a fare un po' tutto ma senza picchi di eccellenza. Questa tesi era stata implicitamente avvalorata da Spalletti, che durante la lunga pausa invernale del campionato aveva iniziato le prove per un esperimento strano ma, col senno del poi, fruttuoso: Raspadori mezzala. L'obiettivo, dichiarato tra l'altro a più riprese, era lavorare per una convivenza quasi fissa tra il ragazzo di Bentivoglio e Osimhen sia per valorizzare il corposo investimento effettuato dalla società sia per dare nuova linfa a una fase offensiva da arricchire di varie opzioni in vista di quei momenti di flessione che puntualmente appesantiscono la marcia di ogni squadra. E, puntualmente, è successo anche al Napoli nel momento in cui le principali bocche da fuoco si sono inceppate al rientro dalla sosta, quella più recente, per lasciare spazio alle Nazionali: il nigeriano si è infortunato e tuttora non è ancora al top, mentre la stella di Khvicha Kvaratskhelia, complice lo studio operato nel frattempo dagli allenatori avversari, si è leggermente offuscata. Qui si torna al discorso snocciolato in estate sulla qualità e sulla profondità della rosa: tante frecce nell'arco di Spalletti, il quasi ex eterno non vincente pronto a prendersi la sua rivincita. Quando? Forse già il prossimo fine settimana se si incastreranno le due combinazioni precedentemente esposte. Nella peggiore delle ipotesi, lo scudetto è comunque lì, a un passo: per il tecnico toscano e per l'intero Napoli, che ha saputo reinventarsi alla grande dopo l'esodo dello scorso giugno, mese in cui diversi veterani avevano lasciato il capoluogo campano. Sembrava l'inizio della fine del progetto e invece era solo l'inizio della fine di un ciclo bello ma inconcludente nei momenti clou. Il riscatto per l'intero club partenopeo sarebbe invece arrivato l'anno dopo grazie a una banda di giovani più o meno conosciuti: tra essi anche Raspadori, talismano prima dell'Italia e oggi del Napoli.

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