Martedì 30 Aprile 2024

NBA Finals 2019, Curry e Thompson tengono viva Golden State ma Durant va ancora ko

I californiani battono in maniera a dir poco clamorosa i Raptors 106-105 ma KD si infortuna al tendine d'Achille. Ora la serie torna ad Oakland

Steph Curry (ANSA)

Steph Curry (ANSA)

Toronto (Canada), 11 giugno 2019 – “Non bisogna mai sottovalutare il cuore di un campione”, recita una celebre frase di Rudy Tomjanovich, coach due volte campione NBA con gli Houston Rockets. Una tesi che calza a pennello con quanto hanno voluto dimostrare poche ore fa i Golden State Warriors che, a 3’ dalla fine di gara 5 delle Finals NBA, sono scivolati a sei lunghezze di svantaggio dai Toronto Raptors dopo aver incassato un break di 12-2, ma poi, ad un passo dal baratro, sono riusciti ad uscire dall’angolo e a prolungare in maniera quasi clamorosa questa serie. Il cuore e le triple di Steph Curry (31 punti), e Klay Thompson (26 punti), che si sono trovati a dover fare pentole e coperchi per sostituire Kevin Durant che si è nuovamente infortunato al suo ritorno in campo (si sospetta la rottura del tendine d’Achille), hanno infatti esaltato la grande resilienza dei campioni in carica nei minuti finali e ribaltato la situazione mandando al tappeto 106-105 i Toronto Raptors che hanno così sprecato il primo match point per conquistare il titolo NBA e ora dovranno tornare in California per cercare di mettere le mani sul Larry O’Brien Trophy. La partenza dei campioni in carica, bravi ad infilare a canestro le prime cinque triple tentate, è stata da manuale, ma Toronto, che al contrario dei suoi avversari è incappata in una serataccia al tiro da fuori (8/32 da tre a fine gara) ha avuto il merito di non cadere al tappeto e di tenere la scia degli avversari chiudendo il primo quarto a sei lunghezze di svantaggio (28-34). Le schermaglie sono proseguite anche in avvio di seconda frazione quando Golden State ha tentato un nuovo allungo ispirato da Klay Thompson e DeMarcus Cousins (35-46). Sul più bello, però, la sfortuna ha di nuovo fatto capolino al cospetto degli Warriors che a meno di 10’ dall’intervallo hanno dovuto di  nuovo rinunciare a Kevin Durant, rovinosamente caduto a terra per la sospetta lesione del tendine d’Achille. Un infortunio che ha causato un pesante contraccolpo per Curry e compagni che sotto canestro hanno continuato a soffrire il gioco di Gasol (17 punti e 8 rimbalzi) e hanno visto ridursi sensibilmente il loro vantaggio al momento di imboccare il tunnel che porta agli spogliatoi (56-62). Durante la pausa lunga i campioni in carica sono riusciti a trovare le forze per reagire e al ritorno in campo hanno ripreso a macinare gioco e punti, tenendo a debita distanza i canadesi che, ogniqualvolta hanno cercato di riavvicinarsi, sono puntualmente stati ricacciati indietro. Il 4-0 piazzato in chiusura di terza frazione (78-84) ha però infuso rinnovata fiducia nel cuore dei Raptors che nell’ultimo quarto si sono lettreralmente aggrappati ad un monumentale Kawhi Leonard (26 punti e 12 rimbalzi) che con pazienza ha picconato il vantaggio esterno e nella seconda metà della frazione ha propiziato a suon di canestri il 12-2 di parziale che ha ribaltato completamente la situazione, spingendo i Raptors a +6 a poco più di 3’ dalla fine e costringendo coach Kerr a rifugiarsi in un timeout (103-97). Un minuto di sospensione che ha avuto il potere di strappare completamente l’inerzia del match ai Raptors che al ritorno in campo si sono completamente bloccati e hanno subito un controbreak di 9-0 propiziato dalle bombe di Curry e Thompson (103-106). Lowry ha accorciato le distanze e dall’altra parte Cousins ha perso in rapida sequenza due palloni che avrebbero potuto piegare definitivamente Golden State se lo stesso Lowry avesse segnato l’ultimo tiro. La dea bendata stavolta ha però sorriso ai californiani che possono così tenere vive le speranze di rimonta.