Martedì 7 Maggio 2024

Astori, un’emozione che riavvicina tutti

La ricorrenza della morte del capitano viola arriva in un momento di distanza e paura. Toccante lettera di Saponara: "Eri un leader"

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di Giampaolo Marchini

Maledetta pandemia. Ha sconvolto il mondo, stravolto ogni tipo di rapporto umano, e soprattutto ci fa essere più soli. Anche l’universo dello sport è stato colpito duro, nonostante provi ad andare avanti tra mille difficoltà. In questa precarietà di una cosa c’è certezza: Davide Astori avrebbe trovato il modo di farci sentire meno distanti, lui che dei rapporti umani era un campione. A tre anni di distanza il vuoto è ancora più grande e l’impossibilità di essere tutti insieme a ricordare il capitano viola rende questa ricorrenza ancora più triste. C’è una persona, però, che con la sua testimonianza ha aperto uno squarcio sull’Astori uomo che altrimenti avremmo potuto, e abbiamo solo intuito. Già, perché il compagno in viola Riccardo Saponara, l’ultimo con Marco Sportiello a vederlo vivo, in una lettera-confessione conferma a tutti perché il ricordo di Astori resterà per sempre indelebile. Come quel tatuaggio sull’avambraccio che Stefano Pioli si porta stretto con timida discrezione per avere sempre Davide a portata di occhio.

Non è un caso che per tutta la giornata di ieri lo stato di WhatsApp dell’attuale allenatore del Milan fosse una foto mentre con fraterna complicità suggerisce (o ascolta) le mosse da fare in campo ai tempi della Fiorentina. Quando Astori era il collante dello spogliatoio viola. Collante mai banale e sempre pronto a far vedere le situazioni emotive legate al calcio da una prospettiva diversa, come descrive bene Saponara. Un talento, arrivato dall’Empoli, sempre sul punto di sbocciare, ma spesso ostaggio e frenato in allenamento e in campo da un carattere insicuro; preso invece per mano con naturale semplicità dal ’fratello maggiore’, tanto da fargli esclamare, tre anni dopo "Saresti fiero di me". Così inizia la lettera, raccolta dal sito cronachedispogliatioio.it, che racconta del legame tra Astori e Saponara, ma tratteggia perfettamente la crescita interiore del secondo, guidato dal primo. Facile, si potrebbe dire, ma i ’demoni’ che possono accompagnare i protagonisti del pallone possono giocare scherzi terribili e frenare, quasi annullare, una promettente carriera. Sì. Davide sarebbe fiero della crescita caratteriale di Ricky, amici di tante serate passate insieme a parlare di tutto oppure muti davanti a un film da recensire senza pietà. "Un tipo strano per il calcio – scrive –, ma il mio tipo preferito. Come ripeteva sempre, lui si sentiva un designer che nel tempo libero diventava calciatore". E proprio con un film inizia il racconto confessione a cuore aperto, ma gonfio di tristezza e nostalgia: "Se penso alla vita che ti lascia senza lo spazio di recuperare il tempo perduto, penso a La La Land. Il film che avrei dovuto vedere con Asto, il film che ho visto da solo... Sì, te lo dico, merita l’Oscar".

La vita di tutti i giorni non è un film, ma a volte si avvicina in modo pazzesco a un lungometraggio che attraversa il quotidiano, fatto di rapporti semplici e gesti banali ma che nascondono significati enormi. "Mi hai sempre dimostrato cosa significasse per te essere un amico. Sapevi motivare, sapevi riprendere, sapevi quando arrabbiarti, sapevi quando scherzare, e come farlo... Il leader che non ha bisogno dell’ufficialità della fascia per essere riconosciuto".

Astori sarebbe fiero di lui per come si è trasformato da fratello minore a maggiore, seguendo proprio il Capitano. E Agudelo, ora con lui allo Spezia, è il testimone diretto. In viola voleva mollare. L’allenatore non lo vedeva tanto da voler mollare, ma due parole di Saponara (come avrebbe fatto DA13) lo hanno fatto tornare sui suoi passi. "Grazie Ricky, domani gioco titolare...". Sì, Astori è fiero di sicuro.