Mercoledì 24 Aprile 2024

Ambra, Martina e Monica: il mondo è azzurro

Sabatini batte tutti, Caironi e Contrafatto completano il podio: dopo la staffetta e Jacobs, sulla pista di Tokyo l’Italia riscrive la storia

Le tre fantastiche velociste azzurre

Le tre fantastiche velociste azzurre

Sono le sorelle di Patta, Desalu, Tortu e Jacobs. I cento metri a Tokyo sono sempre dipinti di azzurro! Val la pena aggiungere, con un pizzico di immaginazione, che quel rettilineo nel cuore dello stadio olimpico è ormai un pezzo d’Italia.

Sullo stesso traguardo che l’1 e il 6 agosto aveva sublimato le volate irresistibili di Marcellino Jacobs e di Pippo Tortu, sulla stessa linea d’arrivo, ecco, si è materializzata una tripletta che lascia a bocca aperta.

100 metri alla Paralimpiade. Finale. Medaglia d’oro per Ambra Sabatini, diciannove anni, toscana di Porto Ercole. Medaglia d’argento per Martina Caironi, 31enne bergamasca trapiantata a Bologna, leader storica del movimento. Medaglia di bronzo per Monica Contrafatto, siciliana, già coraggiosa soldatessa nelle trincee del disgraziato Afghanistan, dove riportò la menomazione che non le ha tolto il desiderio di vivere pensando in grande.

Uno, due, tre. L’Italia Paralimpica dello sprint come le giamaicane normodotate, in un intreccio suggestivo che forse non è casuale, perché pure nel caso di Ambra, Martina e Monica è lecito celebrare nel merito e nel metodo una scuola che è poi espressione di una cultura.

Il record. Ambra ha trionfato con tanto di nuovo record mondiale, fermando i cronometri sul 14”11. Ma in assoluto qui il senso del tempo va inteso in una dimensione diversa. Il tempo, per queste tre meravigliose velociste, sta tutto nella fermissima volontà di rifiutare ciò che a tanti, forse a troppi, pare invece ineluttabile. Il tempo, per loro, per le sorelle di Jacobs e di Tortu (tutti gli staffettisti si sono complimentati con le ragazze), sta nella ricerca incessante dello stimolo reciproco. In questo Martina Caironi, che sui 100 aveva vinto l’oro paralimpico a Londra e a Rio, ha svolto la funzione della…locomotiva. Ha trasmesso un messaggio, dato l’esempio: intimamente magari immaginando che un giorno sarebbe arrivata un’altra italiana, a batterla. Del resto, anche Giotto diventò più bravo di Cimabue.

È una storia bellissima, è una storia corale, a tre voci. È un canto di libertà che si alza dalla stessa pista delle notti magiche di Marcell Jacobs e di Filippo Tortu.

Siamo l’Italia dei 100 metri e Tokyo è una nostra periferia.