Boni
Michele Bernetti, titolare della Cantina Umani Ronchi, con sede a Osimo (Ancona) e attività in Marche e Abruzzo, dal 2022 è presidente dell’Imt, Istituto di tutela dei vini delle Marche.
Presidente qual è oggi lo status quo del verdicchio simbolo delle Marche?
"Il Verdicchio, inteso come ’summa’ di Matelica e dei Castelli di Jesi, vede un momento di rallentamento nei volumi di vendita, maggiormente per la maggiore realtà in termini di dimensione, ovvero quello dei Castelli di Jesi. Tuttavia, all’interno di questo quadro generale, abbiamo una crescita sia per le categorie più prestigiose, ovvero le Riserve, che per i vini di fascia medio-alta come nel caso della tipologia Superiore di Jesi che ha visto incrementare le vendite sensibilmente negli ultimi mesi".
Come se la cavano i vini marchigiani nell’export?
"Direi abbastanza bene. Abbiamo messo a punto uno strumento che ci consente di tracciare piuttosto bene il flusso di export, e per i nostri associati abbiamo delle vendite export attorno al 35-40% che non è una percentuale banale. Si riscontra anche una buona diffusione su parecchi mercati".
Qual è il Paese straniero che più apprezza il verdicchio?
"Il verdicchio opera maggiori volumi in Germania, ma direi che tutta Europa lo apprezza e risponde molto bene, assieme al Giappone (fuori Europa) e al Canada".
E i vini rossi come vanno?
"Hanno certamente vissuto un momento di impasse nel 2023. Il problema del successo del vino bianco e spumante ha avuto effetti nelle vendite di vini rossi come i nostri che non provengono da territori troppo conosciuti, come invece avviene per vini toscani piemontesi e altri. Anche qui sembra che la fascia più alta abbia reagito meglio all’impasse del momento".
Qual è la strategia di marketing di Imt per valorizzare i vini del territorio?
"Ci sono diverse possibilità, ma la nostra enfasi ricade prima di tutto su attività di incoming verso comunicatori e opinion leader, accompagnata da un importante sforzo nel settore dell’enoturismo, che consideriamo a basso costo di investimento, ma con parallela grande capacità di impatto sulla riconoscibilità dei territori di origine che sono un grande valore".
Come vede lo sviluppo dei vini marchigiani da qui a cinque anni?
"Sono piuttosto positivo, soprattutto se prenderà piede il concetto che la nostra regione non può mettere a terra strategie di grandi volumi e produzioni di massa, ma seguendo un percorso progressivo verso produzioni di maggior ambizione qualitativa e di posizionamento, potrà raccogliere la redditività e riconoscibilità che merita".
Che futuro ha il prodotto biologico?
"Al momento sicuramente un futuro importante e già i numeri di impianto lo dimostrano. Resta certamente ancora da fare qualcosa sul modo di comunicare la qualità e sostenibilità delle produzioni bio. In ogni caso partiamo da un livello molto superiore a quanto avviene in altre regioni".
Cosa chiede il settore enologico alla politica?
"Prima di tutto abbiamo bisogno di idee chiare e di una strategia che, oltre ad essere condivisa, mostri nettamente la direzione che si vuole intraprendere e faccia da riferimento alle decisioni che vengono adottate nel corso dell’attività di pianificazione. In seconda battuta soffriamo ancora una rigidità burocratica la cui complessità deve essere assolutamente attenuata e snellita. Terza cosa, rafforzamento della reputazione della regione Marche in generale, ancora difficile da spiegare a chi si approccia ai prodotti alimentari della nostra regione. Fortunatamente siamo comunque in un’area dove c’è un buon dialogo tra le categorie produttive e gli organi amministrativi regionali e questo apre scenari positivi".
Che prospettive offre per gli anni a venire l’enoturismo nelle Marche?
"Direi molto positive. Dovremo essere molto bravi nel cogliere questo trend di attenzione verso i nostri territori e i prodotti che ne derivano".
Cosa si deve fare per avvicinare i giovani al vino in modo responsabile?
"E’ una domanda molto difficile, ma il risultato si può raggiungere. Sicuramente l’immagine del vino va resa più ‘leggera’, meno caricata di ‘pedanterie’ e ‘classicità’, che in molti casi allontanano dal prodotto i giovani e soprattutto li allontanano da una cultura di consumo sana e responsabile. Il messaggio positivo deve essere molto chiaro e facilmente leggibile dal fruitore giovane, in questo l’enoturismo aiuta moltissimo perchè rende appetibile il vino in un ambiente di rispetto e cultura del territorio, proteggendo il consumo responsabile".