“Togliere il vino all’Italia equivarrebbe a perdere l’1,1% di Pil e un contributo annuo di 45,2 miliardi di euro”. È il risultato dello studio commissionato da Veronafiere, tramite l’Osservatorio Uiv-Vinitaly a Prometeia, azienda leader del settore delle consulenze e analisi di mercato, per scortare la “bevanda nazionale” alla luce dei recenti “attacchi”.
I risultati dell’analisi d’impatto confermano, quantificandolo, il contributo economico del comparto: in caso di scomparsa della filiera del vino, 303 mila persone dovrebbero trovarsi un altro lavoro e il Paese rinuncerebbe a un asset in grado di generare una produzione annua di 45,2 miliardi di euro e un valore aggiunto di 17,4 miliardi di euro. È una cifra enorme, basti pensare che lo sport, calcio compreso, costituisce l’1,3% del Pil. Per il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida: “Il vino è una delle produzioni strategiche più significative per la nostra Nazione. Lo sottolineano anche i dati presentati nei Report dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly e Prometeia che evidenziano quanto il settore vinicolo sia un traino importante per il Made in Italy nel mondo. Manifestazioni come la Conferenza Internazionale del Vino dell’Oiv, quest’anno ospitata in Franciacorta e a Verona, e il Vinitaly, sono occasioni utili a rimarcare quanto la nostra Nazione sia, ancora una volta, il cuore pulsante dell’intero settore europeo e mondiale. L’Italia senza il vino sarebbe una Nazione più povera, il vino è un elemento prezioso che va protetto nella sua integrità, nella qualità e il nostro compito è, al fianco degli imprenditori, quello di renderlo sempre migliore e attrattivo. La strada intrapresa è quella giusta e per questo continueremo in questa direzione”.
Anche Federico Bricolo, presidente Veronafiere sposa la linea del Ministro Lollobrigida, infatti: “Pensare a un’Italia senza vino è un’impresa non semplice, anche perché i numeri non bastano a manifestare il danno di una ipotetica privazione di un elemento del Dna italiano. Grazie a questo studio abbiamo acceso un importante faro perché quello del vino è un patrimonio socioeconomico che va difeso e tutelato. Vinitaly aveva il dovere di ribadire questi concetti in favore di una filiera che sin dall’inizio ha dato fiducia alla sua fiera di riferimento”. “Il valore del vino è superiore al suo contributo economico – dice Maurizio Danese, amministratore delegato Veronafiere - il vino è infatti una componente identitaria del Belpaese e come tale è percepito all’estero. Un asset intangibile ma altrettanto qualificante del lifestyle italiano e dei suoi valori cui Vinitaly vuol contribuire a esserne cassa di risonanza”.