Giovedì 2 Maggio 2024

Fra strade del vino, borghi e musei. Alla scoperta di ventimila cantine

Tante Doc e Docg fra 43.500 ettari di vigneti. Ecco la fotografia di una terra ricca di eccellenze

Fra strade del vino, borghi e musei. Alla scoperta di ventimila cantine

Fra strade del vino, borghi e musei. Alla scoperta di ventimila cantine

É una delle regioni simbolo del vino italiano: dai grandi rossi ai bianchi intriganti, il Piemonte si presenta al Vinitaly con la ricchezza di una terra che custodisce un tesoro unico di Docg e Doc, soprattutto fra i ’Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero Monferrato Unesco’. Con 43.500 ettari di vigneti e sette Strade del Vino che si snodano tra splendidi paesaggi, città d’arte e borghi medievali, il Piemonte è terra di vini ambasciatori nel mondo: dai rossi come il Barolo e Barbaresco, Barbera, Ghemme, Gattinara e Brachetto d’Acqui, a profumati bianchi: Roero Arneis, Gavi, Erbaluce, Asti Spumante e Moscato d’Asti. Sono circa 20mila le aziende vitivinicole, 15 le enoteche regionali e 33 le botteghe del vino che svolgono anche la funzione di attrattore turistico. Importante anche il ruolo dei musei del vino: il Piemonte guida la classifica con 20 siti, seguito dall’Emilia-Romagna con 18 e dal Veneto con 13. Una delle punte di diamante è Esemplare in tal senso è l’innovativo e multisensoriale Wimu, il Museo del Vino allestito negli spazi del castello Falletti di Barolo (Cuneo), dove i visitatori possono ripercorrere la storia dell’enologia piemontese come filosofia del territorio (www.wimubarolo.it).

Non solo. Nel 2024 ricorrono i dieci anni dal riconoscimento dei Paesaggi vitivinicoli Patrimonio dell’Umanità Unesco, appunto zona di produzione di Docg e Doc da primato che avvolge con un abbraccio verde Alba, la romana Alba Pompeia, turrita ’città bianca’ in età medievale e oggi Città Creativa Unesco per la Gastronomia. Il sito riconosciuto dall’Unesco copre un’area di 10.789 ettari nel Sud del Piemonte, con una core zone suddivisa in: la Langa del Barolo, il Castello di Grinzane Cavour, le Colline del Barbaresco, Nizza Monferrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante, il Monferrato degli Infernot (le cantine scavate a mano nel tufo a partire dai primi dell’Ottocento per conservare le riserve di vino in famiglia). Si tratta di aree selezionate sulla base della produzione vitivinicola ottenuta dai singoli territori, luoghi chiave che raccontano l’industria del vino, l’architettura e la storia locale. Una fitta tessitura di colline e vigneti secolari disegna panorami che spaziano dai calanchi del Roero all’Alessandrino, tra colori e profumi che già parlano di mare sulle alture nell’area del Gavi e dei Colli Tortonesi. Dalle morbide colline novaresi con gioielli medievali come il ricetto di Ghemme, Città del Vino e del Miele, al Vercellese e al Biellese: in questo triangolo tra borghi rurali, abbazie, castelli e distese a riso sullo sfondo del Monte Rosa e dell’arco prealpino, nascono etichette come Boca, Bramaterra, Colline Novaresi e Coste del Sesia, Fara, Lessona e Sizzano. Nel Verbano Cusio Ossola, salendo nelle valli ossolane, si scopre la più recente Doc: Valli Ossolane, frutto di secoli di coltivazione ’eroica’ in quota, come per il ’cugino’ torinese, il Carema Doc, quest’ultimo di antica coltivazione “eroica” in terrazzamenti a secco fino ai 700 metri. Vasto in Piemonte il fenomeno della viticoltura eroica e storica: un patrimonio di vigneti tipici delle vallate alpine e appenniniche coltivati, con enormi sacrifici, in aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico e di particolare pregio paesaggistico, storico ed ambientale, da sostenere e valorizzare, che si snoda dalle Colline Saluzzesi al Pinerolese e alla Valle di Susa, fino al Canavese.