Giovedì 2 Maggio 2024

Comparto d’eccellenza. L’Istituto marchigiano di tutela vini:: "Qui la patria del bio"

L’ente contribuisce alla valorizzazione della regione nel mondo. Oltre 173 mila gli ettolitri in bottiglia registrati durante il 2023. Il direttore Mazzoni: "Queste zone sono l’hub della sostenibilità". .

Comparto d’eccellenza. L’Istituto marchigiano di tutela vini:: "Qui la patria del bio"

Comparto d’eccellenza. L’Istituto marchigiano di tutela vini:: "Qui la patria del bio"

di Beppe

Boni

Il Verdicchio è il fiore all’occhiello delle Marche del vino, l’ambasciatore che contribuisce a far conoscere nel mondo del bicchiere la terra di Giacomo Leopardi. E il barometro dello stato di salute dell’intero comparto vinicolo marchigiano è stabilmente attestato sul bel tempo. Lo scenario della qualità contempla venti denominazioni (15 Doc e 5 Docg) e una Indicazione geografica tipica (Igt), per un comparto che conta oggi circa 11.000 aziende attive nel settore con tendenza al rialzo, circa 18.000 ettari di superficie coltivata a livello regionale per una produzione media annuale nell’ultimo quadriennio di oltre 880.000 ettolitri di vino. Qualche nuvola si è addensata in questo panorama positivo nel 2023, un anno complicato caratterizzato da una flessione produttiva causata, secondo le stime della Regione Marche da cambiamenti climatici e peronospora, inconvenienti presenti anche in altre aree d’Italia compresa la vicina di casa Emilia Romagna. Il frate guardiano del settore enologico è l’Istituto marchigiano di tutela vini che quest’anno compie 25 anni di attività sempre in crescita nei numeri e nel marketing.

"Con oltre 500 aziende associate per 16 denominazioni di origine, di cui 4 Docg, l’Istituto di tutela vini è una realtà unica in Italia nel suo genere. Oggi il consorzio rappresenta l’89% dell’imbottigliato della zona di riferimento e la maggioranza delle esportazioni di vino marchigiano", spiega il direttore Alberto Mazzoni. "Inoltre con più di 7.500 ettari tra le province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino incide per il 45% sull’intera superficie vitata regionale. Gioco di squadra tra produttori e territorio, capacità di investire, ma anche forte identità territoriale e motivazione delle cantine a puntare sulla qualità come simbolo del Brand Marche per vincere le sfide della globalizzazione: questa, in sintesi, è la ricetta del successo del maxiconsorzio presieduto da Michele Bernetti.

L’Imt è nato nel 1999 dalla volontà di 19 soci con 7 denominazioni tutelate e oggi comprende oltre 500 aziende associate. Oggi rappresenta 16 denominazioni (dal 2024 in regime erga omnes) su 20 marchigiane e contruibuisce alla conoscenza e alla valorizzazione delle Marche del vino in Italia e nel mondo. E la produzione di brand rossi e bianchi è strettamente collegata all’ enoturismo con il coinvolgimento di decine di aziende che hanno aperto alle degustazioni e all’accoglienza. Le sedici denominazioni tutelate sono: 4 Docg con Conero Riserva, Vernaccia di Serrapetrona, Castelli di Jesi Verdicchio Riserva, Verdicchio di Matelica Riserva; 12 Doc con Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Colli Pesaresi, Esino, I Terreni di San Severino, Lacrima di Morro d’Alba, Pergola, Rosso Conero, San Ginesio, Serrapetrona, Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica. "Le Marche sono la patria del bio – spiega ancora il direttore Mazzoni – e oggi rappresentano uno dei principali hub sostenibili in Italia, con un’incidenza biologica sul vigneto che ha raggiunto il 42,7% della Sau, sfiorando i 7.700 ettari su un totale vitato di circa 18.000 ettari, dati certificati dalla Regione e Sinab. Una propensione green registrata anche dalla costituzione del distretto biologico unico della Regione che punta a sviluppare la più grande area europea attenta allo sviluppo di una pratica sostenibile e alla salute dei consumatori".

I numeri spiegano la consistenza economica. Sono oltre 173 mila gli ettolitri in bottiglia registrati nel 2023 delle denominazioni tutelate da Imt. Come sempre a fare la parte del leone e da traino sul mercato nazionale e internazionale è il Verdicchio dei Castelli di Jesi (oltre 116 mila gli ettolitri imbottigliati) seguito dal Verdicchio di Matelica (superati i 20 mila ettolitri). L’export conferma come sempre buone performances. Secondo i dati Istat, supera la soglia dei 66,3 milioni di euro nel 2023, nonostante una flessione dell’11,5 sul 2022. Detto ciò Stati Uniti, Germania, Svezia e Svizzera rappresentano i primi quattro mercati di destinazione dei vini delle Marche. Il calo ha riguardato anche le denominazioni di origine afferenti a Imt, dove però hanno avuto performances superiori alla media i prodotti di fascia premium, a partire dal Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc e Riserva Docg, marchi che non sbagliano mai. Per rimanere sul mercato Imt ha stimolato gli investimenti nel corso degli anni. Dal 2010 al 2023 il totale degli investimenti messi in campo da Imt e dalle aziende associate con i contributi comunitari (Ocm-Vino e Psr Marche) ha superato i 30 milioni di euro.

Il piano di promozione attraverso Ocm vino 2024 punta a mettere in campo quasi 800 mila euro per conquistare i mercati con Press tour, degustazioni, seminari e masterclass, eventi e incontri dedicati B2B in presenza e on line. L’obiettivo sono destinazioni enologiche collaudate come Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Svizzera e Giappone. Con Psr Marche sempre per il 2024, il piano di Imt per la misura promozione mette in campo 1,4 milioni di euro. In agenda ci sono la partecipazione a fiere di settore (Wine Paris & Vinexpo Paris, Prowein, Vinitaly), incontri dedicati B2B e B2C, degustazioni, workshop, eventi indirizzati a buyer ed esperti di settore nazionali ed europei, oltre alle attività di promozione tramite il web e i canali più tradizionali e il rafforzamento dell’incoming dai Paesi Ue. I mercati target del piano di promozione oltre all’Italia, sono Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Polonia, Estonia, Lituania, Lettonia, Svezia, Austria, Danimarca.