Sulla carta d’identità dell’azienda ci potrebbe essere scritto: vocazione bio e vitigni in quota.
È la cantina Pantaleone, realtà a conduzione familiare, che si trova a cinque chilometri da Ascoli Piceno. Ma, avverte Federica Pantaleone, "sono tutti in salita. Ci troviamo a Colonnata Alta, a circa a 450 metri di altitudine. Ai piedi della valle scorre un fossato chiamato appunto ’Pantaleone’. Quando l’azienda è nata nel 2005 fummo pionieri in questa scelta, fatta anche per preservare la natura: allora non erano temi sentiti come oggi. In seguito ci siamo radicati in questo territorio, aumentando gli ettari nell’ambiente circostante. Siamo nati biologici: il nostro non è solo marketing, ma un credo, abbiamo sposato la biodiversità". Federica, assieme alla sorella Francesca, guida una realtà avviata dal padre e nel tempo la famiglia ha iniziato a raccogliere i risultati di impegno e passione. "Ci siamo buttate nell’universo del vino nel 2005– prosegue – in un periodo in cui stava prendendo piede questo mondo. Vedere l’uva diventare vino ci ha aperto un mondo e abbiamo fatto piccoli passi alla volta: abbiamo cominciato con cinque ettari e fatto ogni scelta in base a come rispondeva il territorio. Abbiamo osservato come veniva il vino, è il prodotto che ti dice quello che devi fare".
"Abbiamo ricevuto tanti riconoscimenti in questi anni– continua Pantaleone –, ad esempio i Tre Bicchieri del Gambero Rosso per il nostro Sipario, un Igt Marche rosso 2019. Il nostro Onirocep (cioè Pecorino letto al contrario), ci ha dato moltissime soddisfazioni e quest’anno è stato anche scelto come vino Slow". Questo dunque uno dei vitigni che rende di più nel territo aziendale che – su 80 ettari totali ne ha destinati 20 al vigneto –, per una produzione che si attesta sulle 80mila bottiglie l’anno. Per quanto riguarda il lavoro in vigna, vengono coltivati più o meno in percentuale uguale bianchi e rossi e tutti i vitigni fotografano un territorio: fra questi Passerina, Montepulciano, Sangiovese. Una varietà che spazia dalla Chicca Brut, uno spumante da Passerina, fino al Pivùan, un Igt Marche rosato che richiama nel nome il fiore delicato della peonia.
"Abbiamo anche avviato un progetto di ricerca sul Grenache e la bottiglia si chiama Ribalta, un Igt Marche rosso. C’è un legame famigliare con questa uva: l’aveva il padre di mio cognato che anche è il nostro enologo".
Ora l’azienda è pronta alla fiera per eccellenza di Verona. "Il Vinitaly è sempre una bella vetrina – conclude Federica –, un’occasione sia per raccontare le annate nuove, ma anche per conoscere le potenzialità di quelle passate. E poi per fare nuovi incontri".
Letizia Gamberini