Mercoledì 24 Aprile 2024

Natale tra i terremotati

Pieve Torina, il racconto di una lenta ricostruzione

Gli occhi felici di un bambino che gioca a pallavolo o i volteggi di danza di una giovane ragazza. Ma anche una donna in pensione che riprende la sua ginnastica dolce. Anche questa è ricostruzione. Lo scorso 26 ottobre, a cinque anni esatti dal sisma, Pieve Torina - Comune di 1.352 abitanti - ha ritrovato almeno un luogo di comunità: la struttura, adibita a palestra e centro civico, donata dalla Fondazione Francesca Rava con il contributo di diversi partner, tra cui il nostro giornale. Qn-Il Resto del Carlino, infatti, ha devoluto alla costruzione parte dei fondi raccolti grazie alla generosità dei lettori, con la sottoscrizione avviata a sostegno delle popolazioni terremotate. La solidarietà è come l’aria nei paesi più feriti dalle scosse, perché la ripartenza passa attraverso le donazioni di privati, associazioni e fondazioni.

«E’ grazie alla solidarietà che abbiamo ricostituito i servizi fondamentali – spiega il giovane sindaco Alessandro Gentilucci –: la scuola, l’asilo, questo palazzetto dello sport, ovvero la palestra per i nostri ragazzi, attraverso il contributo straordinario di Qn, della Fondazione Rava e di coloro che hanno creduto in questo territorio». Non solo casa dello sport, ma anche spazio in cui amministrazione, cittadinanza e tecnici si incontrano proprio per parlare di ricostruzione. Dove è possibile mantenere la giusta distanza interpersonale nel rispetto della normativa anticontagio. Da zero al centro (civico), che ospita le ore di educazione fisica, i corsi di motricità per adulti e bambini, quelli dell’Uteam (Università terza età Alto Maceratese). Da gennaio si inizierà a pieno regime.

«E’ un ambiente che risponde alle potenzialità degli studenti – dice la professoressa Rosella Giglioni –. Questi gesti aiutano tutta la comunità a guardare fiduciosa al futuro del territorio». La professoressa Giglioni insegna matematica da una trentina d’anni, metà dei quali a Pieve Torina, per scelta. «Ho preferito un piccolo centro come questo alle città – aggiunge –, per la qualità della vita e dei ragazzi, molto seguiti». Si serve dal fornaio e va dalla parrucchiera del paese. La normalità diventa straordinaria quando un terremoto distrugge gran parte delle abitazioni, le persone abitano nelle casette di legno, gli allevatori e gli agricoltori nei moduli prefabbricati. E basta una nevicata di 40 centimetri, come è successo nei giorni scorsi, per restare senza corrente, acqua, riscaldamento, segnale di rete per le chiamate. «La nuova struttura è un simbolo – aggiunge Federico Frittelloni, referente dei corsi extrascolastici per diverse fasce di età –: ad una terra a cui è stato tolto tanto, viene ridonato qualcosa. E’ un valore aggiunto per tutto il comprensorio. Le varie discipline, tra danza classica e moderna, pallavolo, pallacanestro e arrampicata sportiva, rappresentano un momento di condivisione e socialità. E’ un modo per ripartire dai bambini, il nostro futuro».

E, come nani sulle spalle dei giganti, si può vedere più lontano. Non a caso il sindaco, all’inaugurazione, ha indossato la fascia del padre (anche lui primo cittadino, morto in un incidente stradale nel 2013). Un tricolore sì rovinato, perché tirato fuori dalle macerie del Comune, ma pieno d’amore, perché indossato da padre in figlio. «E’ una grande opportunità quella che si offre alla Terza Età con la piena disponibilità del Comune nel concedere spazi idonei ai nostri incontri – conclude la direttrice dei corsi Uteam Anna Vissani –. L’edifico è stata realizzato in tempi veloci e in una situazione di precarietà sanitaria. Le aule sono luogo di scambio di saperi, le nozioni si mescolano alle esperienza personali e la cultura si fa strumento per la vita».