Mercoledì 24 Aprile 2024

Rio, Italvolley in finale. Tutto merito di Gorbaciov

I destini di Osmani Juantorena e di Ivan Zaytsev, pilastri della Nazionale azzura, sono stati decisi da alcune scelte politiche dell'ex segretario generale del partico comunista sovietico. Ecco in che modo

Juantorena e Zaytstev

Juantorena e Zaytstev

Rio de Janeiro, 20 agosto 2016 - Non ci fosse stato Gorbaciov al Cremlino, tra il 1985 e il 1991, probabilmente domani l'Italvolley non giocherebbe l'attesissima finale contro il Brasile. Non sto scherzando. Pilastri della nazionale azzurra di Chicco Blengini sono infatti Ivan Zaytsev e Osmani Juantorena. Il primo è il figlio di un eroe dello sport della Unione Sovietica. E il secondo è il nipote di un mito di Cuba. Vado con ordine. 

Quando Gorby lanciò la perestrojka, tra le altre cose permise finalmente l'espatrio agli assi di piste, pedane e palestre. Il padre di Zaytsev era un pallavolista, un formidabile palleggiatore. Aveva vinto tutto con il Cska Mosca. Venne a Spoleto con la moglie, anche lei atleta. Ivan è nato in Umbria, per capirci. E recentemente ha scelto di tornarci, dopo due stagioni spese proprio a Mosca, nella Dinamo. Legatissimo alla mamma, un po' meno al padre (i genitori sono separati), ha sposato una ragazza italo-irlandese. Guadagna benissimo, sul mezzo milione di euro a stagione. A Perugia, dove militerà nel prossimo campionato, era già un idolo prima di Rio e figuriamoci adesso.

Poi Gorby c'entra anche con la storia di Juantorena. Suo zio, Alberto, fu campione olimpico sui 400 e 800 negli anni Settanta. Un Campionissimo, molto legato a Fidel Castro, che nel dopo carriera lo fece ministro dello sport. Quando Gorbaciov tentò di cambiare le cose a Mosca, le conseguenze si avvertirono anche all'Avana. Molti assi dello sport se la diedero a gambe. Juantorena zio no. Il nipote pallavolista sarebbe pure rimasto, ma era solidale coi compagni che chiedevano asilo politico qua e là. Allora Osmani, nel 2006, incappò in un misterioso caso di doping e il regime non lo difese. Squalificato, venne in Italia ma con il consenso del governo di Fidel. Trovò casa, squadra, moglie, cittadinanza. Sempre sperando di essere richiamato dalla nazionale di origine, ma insieme ai compagni esuli.

Non è accaduto. Nel 2015 Juantorena ha accettato di vestire la maglia azzurra. E' un suo diritto. Domani lo zio Alberto sarà al Maracanazinho a tifare per lui. Peccato per l'assenza di Gorbaciov, meriterebbe un posto sulla panchina azzurra