Mercoledì 24 Aprile 2024

Il capolavoro di Pioli

La prima pietra del titolo nel 2020. Dopo il lockdown è rinato il Milan

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di Giulio Mola

Il cerchio (perfetto) di Stefano Pioli si è chiuso. Nel modo più bello, magari insperato, ma terribilmente cercato, voluto, sognato. Non casuale, ma tracciato già il 7 maggio 2020: fu allora che il Milan guidato dal tecnico emiliano si ritrovava dopo i due mesi di forzato “lockdown“ ed allenamenti in... videochiamate. La ripartenza del calcio italiano di fatto coincise pure con la rinascita vera e propria dei rossoneri dopo due lustri di sofferenza e di misteri per il popolo milanista, abituato ai fasti dell’epopea berlusconiana.

Il tecnico emiliano ha sempre sottolineato quanto anche la quarantena obbligatoria di due anni fa abbia aiutato a creare un gruppo che, pur essendo cambiato negli elementi, da quel momento è rimasto unito e più forte che mai. Da quell’inizio di maggio 2020 pieno di incertezze, dentro e fuori dal campo di gioco, è passato oramai tanto tempo ma indubbiamente oggisi raccolgono i frutti di ciò che si venne a creare in quel mini ritiro. Perché fu proprio dal post-lockdown che il rendimento del Milan è migliorato e i rossoneri sono rientrati nell’Europa che conta e soprattutto si sono ripresi un posto al sole nella terrazza del calcio italiano.

Pioli in tutto ciò ha avuto non pochi meriti, e questo viene evidenziato anche dai numeri, che non mentono mai: dal 2020 in poi, è l’allenatore che conserva la migliore media punti a partita di tutta la Serie A. Nessuno ha fatto meglio di lui. Da quel momento il Milan ha trovato una continuità che mancava da tempo e che nessun altro club di vertice ha mantenuto. Senza dimenticare che tutte le big del calcio nostrano, fatta eccezione per l’Atalanta, hanno cambiato allenatore rispetto a quella data-simbolo. In quei mesi estivi in cui si portò a termine il campionato il Milan di Pioli non perse mai e acquisì una consapevolezza della quale i semi sono sbocciati in questa stagione.

Quel lavoro oggi viene visto come prima pietra di una nuova costruzione. Da quel momento è ufficialmente partito il nuovo corso rossonero che ci porta fino a oggi. In due stagioni il Milan ha lavorato alacremente per avvicinarsi alla Juve, all’Inter e al Napoli e già dall’agosto del 2021 questo gap è stato cancellato, nonostante la diffidenza di chi ha comunque provato a screditare la rosa e i meriti del Milan. La verità è un’altra: il progetto rossonero si è rivelato vincente, dopo due anni di umile e sudatissimo lavoro, spesso sottotraccia e ingiustamente sottovalutato. Facile ora elogiare il “normalizzatore” Stefano Pioli al suo primo scudetto dopo 23 anni di carriera,, ma ci sono stati dei momenti in cui le cose andavano diversamente. Per esempio nella primavera del 2020, nelle drammatiche settimane in cui il mondo era chiuso per pandemia, l’allenatore era già stato esonerato da parte dei media per far posto a Rangnick, il tedesco che aveva stupito tutti a Lipsia; e allo stesso tempo erano stati messi in discussione anche gli uomini-mercato Paolo Maldini e Ricky Massara.. La verità è che il lavoro sul campo ha dato ragione ai tre - Pioli, Maldini e Massara - e ha smentito gli altri. L’allenatore ha prima rilanciato Calabria, Kessie, Kjaer e quest’anno pure Florenzi, ma ha fatto maturare Leao, Theo Hernandez e Tonali. Senza dimenticare che è stato bravissimo a valorizzare la giovanissima coppia di centrali Tomori-Kalulu e a gestire il totem Ibrahimovic. Per questo merita gli applausi. E magari le scuse di qualcuno...