Mercoledì 24 Aprile 2024

Indaga la “macchina” uomo e il suo apparato locomotore

Con gli studi su muscoli e tendini creò la base della moderna miologia e per primo andò oltre la morfologia interpretando la loro funzione

IL DETTAGLIO - le fasce muscolari dei due piccoli putti

IL DETTAGLIO - le fasce muscolari dei due piccoli putti

Ci sono incontri che, nella vita di un genio, possono rappresentare il passaggio chiave di un percorso iniziato già molti anni prima che va a completarsi. Per Leonardo da Vinci già da tempo anatomista e fantastico visualizzatore di realtà ossee, tendinee e muscolari il “momento magico” scatta nel 1510, quando inizia la sua collaborazione biennale con Marcantonio della Torre, docente di anatomia all’Università di Pavia. È allora, grazie alla disponibilità di esseri umani deceduti, che si sviluppa una tendenza allo studio funzionale di ossa, muscoli ed articolazioni iniziata già molti anni prima. Tra i suoi disegni, infatti, lo studio dell’anatomia umana rappresenta una costante che si mantiene nel tempo. Basti pensare alla classica e arcinota rappresentazione strutturale del cranio umano che risale al 1489 e non si limita al solo aspetto visivo ed iconografico ma piuttosto lascia ampio spazio alla didascalia, che svela nei minimi particolari il dettaglio di quanto disegnato, con una sezione che “scopre” la base del teschio dall’avanti all’indietro, offrendo una rappresentazione precisa ed esauriente delle diverse strutture presenti. “Solo nell’opera iconografica di Leonardo appare evidente, per la prima volta, l’esigenza di approfondire, accanto allo studio della morfologia, anche quello della funzione – spiega Stefano Arieti, Professore a contratto di Storia della Medicina presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Questa caratteristica si apprezza in particolar modo nei disegni anatomici, che avrebbero forse dovuto costituire un trattato organico. Ad esempio nelle tavole “osteologiche” Leonardo rappresenta i segmenti dello scheletro in diverse posizioni: frontale, laterale e posteriore. Della colonna vertebrale riproduce con modernissima esattezza non solo tutte le vertebre, ma le curve in senso antero-posteriore”. Ovviamente l’opera del genio rinascimentale non si limita alla sola struttura ossea. Ma va ad indagare la “macchina” uomo, in un percorso di ampio respiro che esplora, riproducendolo nelle tavole, l’intero apparato locomotore. In questo modo Leonardo non si limita ad essere un semplice anatomista, ma lega concetti di fisiologia e classificazione delle strutture che consentono di valutare le possibilità di movimento delle diverse parti e di spiegare come tendini, articolazioni e muscoli possano consentire la capacità di muoversi e di svolgere le tante funzioni articolari, specifiche per ogni singolo segmento scheletrico. La miologia, cioè lo studio dei muscoli e delle loro capacità di contrarsi, è in questo senso uno dei settori chiave dell’opera del poliedrico e geniale artista in questo ambito. “Questo rappresenta uno degli aspetti che meglio permette di traslare l’opera dello scienziato in quella del pittore – precisa Arieti – studiando la miologia, Leonardo punta anche alla classificazione, contrassegnando ogni muscolo con una lettera dell’alfabeto. Queste sue ricerche si traducono poi in opere: in un disegno, poi, Leonardo mette a confronto i muscoli della coscia del cavallo con quelli umani. I muscoli dell’animale, discendenti dal bacino, sono abilmente sostituiti da fili metallici, da corde, che schematicamente illustrano le linee di forza, egualmente con questa metodica illustrerà il problema dell’articolazione della spalla, in una importantissima pagina d’anatomia funzionale. Nei disegni di Leonardo emerge come egli fosse poi particolarmente interessato al comportamento dei nervi e dei tendini. In una tavola cerca di spiegare come nervi e tendini si ramificano nei muscoli, forse avvicinandosi, come hanno sostenuto alcuni studiosi, al concetto di “placca motrice”, (la zona di contatto tra fibra nervosa e muscolo). Inoltre, parlando dei tendini, nella tavola ritraente l’articolazione del ginocchio, Leonardo osserva, anche, la divisione tendinea nelle componenti connettivali del perimisio e dell’endomisio. I tendini saranno abilmente raffigurati nel foglio della rappresentazione della mano, in cui si pongono in evidenza i tendini del flessore profondo della dita e del flessore lungo del pollice, nonché i tendini del flessore superficiale delle dita, attraversati in ciascun dito, dal tendine del flessore profondo”.