Il caro-energia sta colpendo pesantemente anche il mondo della scuola e sono già al vaglio le strategie per tagliare i consumi, al di là della recente polemica sull’istituzione della ’settimana corta’. Tutti potranno contribuire con un approccio virtuoso. Luci spente nelle aule nel caso in cui non siano indispensabili e riscaldamento abbassato in inverno di un paio di gradi. Il tutto accompagnato da un ammodernamento degli impianti e delle infrastrutture, per esempio sostituendo i vecchi infissi dispersivi del calore interno con i doppi vetri. Il piano anti-crisi messo a punto dai presidi ricalca in parte quanto già e approvato nelle scuole inglesi dove, per ridurre i costi di luce e riscaldamento, la frequenza sarà spalmata su soli tre giorni a settimana.
I plessi, in Italia, sono circa 40mila e i loro costi di gestione ricadono su Comuni e Province. In molti di essi esiste solo un interruttore generale che accende le luci di un piano intero se non per l’intero edificio, senza possibilità di sezionare i consumi a seconda delle reali necessità. Idem per il riscaldamento: ora sono i municipi a decidere gli orari di accensione della caldaia mentre una maggiore autonomia consentirebbe di calibrare la temperatura, con risparmi anche del 30% sulla bolletta. Ma esiste anche un problema di fondo legato alla vetustà degli impianti. Sono frequenti in inverno le notizie di chi deve stare in classe con sciarpe e cappotti a causa di guasti e magari ci sono aule esposte al sole dove negli stessi giorni il gelo non paralizza e appena qualche mese dopo si suda senza poter abbassare o spegnere i caloriferi.
Un’accensione modulare consentirebbe una gestione più virtuosa, un po’ modello famiglia dove le caldaie autonome fanno sì che i consumi vadano di pari passo con le temperature e non con il calendario. Senza contare che molte aule non sono utilizzate sempre ma solo per corsi specifici, così come le palestre.