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Professione infermiere. Ecco perché sono introvabili

Percorso a ostacoli nel sistema sanitario

07/03/2022

Medicazioni, vaccinazioni, somministrazione di farmaci, monitoraggio e via di questo passo: sono tantissime le mansioni dell’infermiere, anche se spesso ce ne dimentichiamo. Gli infermieri hanno pagato un caro prezzo legato alla pandemia, sono stati più di 197mila i contagiati dal virus e 90 sono state le vittime nella prima e seconda fase, prima dell’arrivo dei vaccini. Ora è lo stress a incidere sulla quotidianità, con turni pesanti a ranghi ridotti.  Ecco perché sono pochi o non si trovano.

 

Vaccinazioni

Secondo gli ultimi dati Inail, riportati in occasione degli Stati generali della comunicazione per la  Sanità, gli infermieri hanno rappresentato, nell’intero periodo pandemico, l’84,5% del totale dei sanitari infettati. La totalità degli infermieri salvo rarissime eccezioni, il 99,5% per la precisione, si è vaccinata contro il virus Sars-Cov2, una garanzia per il malato. “Molto presto – ha spiegato Barbara Mangiacavalli, presidente dell’ordine (Fnopi)  – l’infermiere di famiglia e di comunità, così come da anni il medico di medicina generale, sarà non solo una formula astratta, ma sarà una figura che entrerà in contatto con ciascun cittadino, in ogni parte d’Italia, come punto di riferimento essenziale al di fuori del contesto ospedaliero, sempre più votato alla gestione dei casi acuti”.

 

Assistenza

Gli infermieri sono chiamati a dare un apporto fondamentale nel gestire anziani problematici, convalescenti, possono seguire bambini in terapia domiciliare, sono presenti tanto in area critica (terapia intensiva, sala operatoria) quanto nel territorio, quindi ospedale e ambulatorio. La professione infermieristica si ritrova nella prevenzione, nell’assistenza a malati e disabili di tutte le età e nell’educazione sanitaria. Come sempre, il problema però è trovare gli infermieri. Una “missione impossibile” vista la carenza di personale dovuto a blocchi del turnover, quarantene, accorpamenti.  Tra le cause della carenza di infermieri c’è la mancanza di ricambio, il mutamento delle condizioni lavorative, lo scarso numero di posti disponibili nei corsi di laurea, i troppi vincoli burocratici che impediscono agli infermieri in servizio di svolgere compiti fuori del loro orario di lavoro contrattuale. E le retribuzioni sono ferme al palo.

 

Team multidisciplinare

«Assume un ruolo di primaria importanza, quindi, la figura dell’infermiere, che finalmente non solo viene preso in considerazione nella sua professionalità, ma che diventa soggetto primario in grado di offrire la giusta assistenza al malato», spiega Gennaro Mona, Coordinamento Interregionale OPI Basilicata Campania Molise, nel corso della Winter School organizzata a Napoli, per la Regione, da Motore Sanità.  In futuro il sistema sanitario sarà articolato su team multidisciplinari formati da medici di medicina generale, specialisti, infermieri di famiglia e comunità, nonché altri professionisti della salute e assistenti sociali. Il tutto tenendo presente che l’età media del paziente aumenta: se oggi abbiamo 35 anziani per ogni 100 persone in età lavorativa, nel 2050 ne avremo il doppio. Ma il bisogno di cure non è solo dell’anziano. Il focus dell’infermiere di famiglia è l’intera comunità, diventandone punto di riferimento. Già alcune regioni hanno legiferato introducendo la figura dell’infermiere di famiglia (vedi l’Emilia Romagna, ma anche la Puglia). Il punto è che per adesso manca una linea nazionale ed unitaria, che obblighi le regioni a procedere tutte nella stessa direzione.

 

Formazione

Al fine di assicurare il percorso individuato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), occorre invece muoversi tutti nello stesso senso. A tal proposito è necessario prevedere una formazione specifica e una competenza clinica maturata sul campo. Importanti  investimenti sono stati previsti nel campo della sanità, ma perché i progetti diventino realtà concreta occorre un progetto unitario che accomuni l’intera categoria partendo, ovviamente, dalle nuove assunzioni considerata l’annosa e innegabile carenza di organico, e soprattutto eliminando finalmente le differenze nelle diverse regioni italiane.