Con il sostegno di:

Ossa fragili, linee guida per ridurre il rischio fratture

Colonna vertebrale e femore sono particolarmente vulnerabili negli anziani, e nella donna dopo la menopausa. Accorgimenti per evitare le cadute accidentali. I farmaci

23/01/2022 - di Alessandro Malpelo

Decalcificazioni, perdita di massa muscolare, articolazioni che ballano: sono deficit che con l’età si sommano e portano alle cadute, complice la perdita del senso dell’equilibrio. Colonna vertebrale e femore sono particolarmente vulnerabili nell’anziano e nella donna dopo la menopausa. Come cautelarsi dal rischio fratture? La dieta a un certo punto non conta più. Esistono tuttavia soluzioni per irrobustire le ossa, farmaci via via più sofisticati, tutori e programmi di fisioterapia, ausili e accorgimenti (calzature idonee, rimozione di tappeti, sostituzione di scivoli al posto degli scalini). In tema di prevenzione degli infortuni domestici e delle recidive la ricerca scientifica fa progressi. Da segnalare, tra le altre, la pubblicazione da parte dell’Istituto superiore di sanità delle prime linee guida per la gestione del paziente con fratture da fragilità (info su snlg.iss.it).

 

Indagine

Una indagine di Cittadinanzattiva, relativa al monitoraggio sulle fratture da fragilità ossea, è stata presentata al congresso OrtoMed. Scopo della ricerca è stato quello di produrre evidenze circa la presa in carico del paziente con fratture da fragilità ossea, sensibilizzando a livello territoriale sul tema e misurando il divario tra quanto delineato nei PDTA (percorsi diagnostico terapeutici assistenziali) e ciò che accade nella realtà.

 

Prevenzione

In questi anni i mass media si sono adoperati per dare consapevolezza sui danni da osteoporosi. Occorre passare dalla teoria alla pratica, ancora oggi migliaia di persone vanno incontro a cadute e riportano fratture che si potevano prevedere per tempo e scongiurare. «La coalizione Frame – ha dichiarato la professoressa Maria Luisa Brandi – si è prodigata per arrivare alla definizione delle linee guida, registrando l’adesione di 18 associazioni di pazienti, 7 società scientifiche, tra cui la Siomms, e le federazioni degli ordini professionali degli infermieri e dei farmacisti».

 

Percorsi

Le linee guida vanno oltre il concetto osteoporosi per focalizzarsi in senso più ampio sulle fratture da fragilità, trattando aspetti che spaziano dalla diagnosi al calcolo del rischio imminente di trauma e arrivano ad affrontare pure il trattamento ottimale e la gestione del paziente. Questa completezza in un documento di linee guida arriva a delineare il percorso diagnostico terapeutico. A questo riguardo, il documento ha preso spunto anche dal PDTA nazionale per le fratture da fragilità, prodotto da Cittadinanzattiva nel 2019. Quali dunque le novità in campo farmacologico?

 

Farmaci

Nella sezione dedicata al trattamento, si raccomanda l’impiego in prima linea dei farmaci ad azione anabolica (cosiddetti bone builder, quelli che producono tessuto osseo di sostegno) per pazienti a elevato rischio di frattura di fragilità, prima ancora dei farmaci che agiscono solo sui meccanismi di riassorbimento. Di fatto si sancisce quindi un cambio di paradigma di trattamento (bone builder first). Inoltre, nel capitolo dedicato all’appropriatezza del trattamento, si propone una distinzione tra anabolici classici (teriparatide) e bone builder (romosozumab). Infine, nella parte dedicata agli aspetti organizzativi, si raccomanda fortemente l’adozione di nuovi modelli organizzativi, denominati fracture liaison services (FLS), per la gestione delle complicanze muscolo-scheletriche nel paziente con recente frattura da fragilità, con lo scopo di ridurre il rischio di ricaduta, ridurre la mortalità correlata e gestire al meglio le risorse per contenere il ricorso in extremis al pronto soccorso.

 

Indicazioni

I bifosfonati sono farmaci utilizzati da tempo per contrastare un calo di densità minerale ossea: limitano i processi di riassorbimento, ritardano così il deterioramento dell’osso. Teriparatide è un analogo dell’ormone paratiroideo umano in uso nel trattamento dell’osteoporosi, sia involuiva sia steroidea. Gli anticorpi monoclonali (romosozumab) hanno un duplice meccanismo di azione: aumentano la formazione di massa ossea (effetto anabolico) frenano il riassorbimento in parallelo, riducono così il rischio fratture anche nelle forme severe.