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L’efficacia del linfonodo sentinella

Studio italiano per valutare un protocollo specifico al fine di individuare tempestivamente il carcinoma ovarico

18/02/2024
linfonodi

La tecnica del linfonodo sentinella è una procedura poco invasiva che consente di stabilire se un tumore ha iniziato o meno a metastatizzare (cioè a diffondersi nel corpo) attraverso una semplice biopsia. Viene adottata come nell’iter diagnostico di diverse neoplasie, dal tumore della mammella a quello della vulva e dell’endometrio, mentre non trova ancora indicazione per il carcinoma ovarico. Al momento, in questi caso l’unica possibilità per ricercare eventuali metastasi linfonodali consiste nella rimozione di numerosi linfonodi addominali: soluzione decisamente più impattante e meno precisa.

 

Fino ad ora la possibilità di identificare il linfonodo sentinella nel carcinoma ovarico in stadio iniziale era stata dimostrata solo in piccoli studi prospettici. Il progetto di ricerca “Selly” rappresenta invece il più ampio studio mai realizzato per valutare la fattibilità, il tasso di rilevamento e l’accuratezza diagnostica della procedura. La ricerca multicentrica, a cui ha partecipato l’IRCCS Sant’Orsola di Bologna, è stato promosso dal Policlinico Universitario Gemelli di Roma. Il metodo, che deve ancora essere affinato, ha dimostrato di essere attendibile nel 73% dei casi. I risultati sono stati pubblicati sull’European Journal of Cancer. Nel dettaglio, i sette centri partecipanti hanno arruolato 169 pazienti con presunto carcinoma ovarico in stadio iniziale (stadio I-II).

 

Queste pazienti hanno ricevuto l’iniezione di verde di indocianina per l’identificazione del linfonodo sentinella, seguita dalla rimozione completa dei linfonodi (linfoadenectomia pelvica e para-aortica come di consueto). Tutti i linfonodi sono stati esaminati con test patologici standard, ad eccezione del linfonodo sentinella, che è stato analizzato in modo più approfondito attraverso l’ultra-staging per individuare micrometastasi. Risultato? La procedura ha correttamente identificato il linfonodo sentinella in 99 pazienti su 169 (58,6% dei casi). In totale le metastasi linfonodali sono state individuate in 20 casi: in 15 pazienti il linfonodo sentinella è stato mappato con successo, mentre in 5 casi la procedura è fallita.

 

In 11 di questi 15 casi (73,3%) la malattia è stata correttamente identificata nel linfonodo sentinella: di questi ultimi, 4 presentavano metastasi evidenti, mentre per i restanti 7 (63,6%) è stato necessario ricorrere al protocollo di ultra-staging. Come vanno interpretati questi risultati? «Si tratta di dati incoraggianti – commenta Myriam Perrone (nella foto piccola), dottoressa dell’UO di Ginecologia Oncologica diretta dal Professor Pierandrea De Iaco – nel 35% dei casi la malattia è stata identificata soltanto grazie al protocollo di ultra-staging, un analisi immunoistochimica molto particolareggiata che, proprio per la sua complessità, può essere eseguita su pochi linfonodi campione».

 

Asportando tutti i linfonodi, come si fa di solito, non sarebbe stato possibile individuare queste micrometastasi, ritrovate soltanto applicando una metodica innovativa che combina linfonodo sentinella e ultrastaging. «Bisogna riconoscere che la tecnica va ulteriormente affinata – aggiunge però Perrone – in quanto presenta ancora percentuali troppo elevate di fallimento. Per poter essere utilizzata anche nel tumore ovarico dobbiamo alzare la sensibilità di questa tecnica» che permetterebbe di aprire la strada a terapie mirate.