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La spinta mentale per superare gli ostacoli

Ci si rivolge a un ’life coach’ per crescere sia a livello personale che professionale. E anche per le aziende diventa un valido aiuto

20/11/2023 - di Maddalena De Franchis

Insegnano a essere ‘la migliore versione di sé stessi’ e a padroneggiare le tecniche per migliorare la qualità della propria vita personale e professionale: in altre epoche li avremmo frettolosamente etichettati come ‘guru’ o ‘motivatori’; oggi si chiamano ‘life coach’ e promettono di essere al nostro fianco in tutte le situazioni che presuppongono un cambiamento più o meno radicale. In un mondo in cui punti di riferimento e certezze vengono meno, giorno dopo giorno, il ‘coaching’ (letteralmente, ‘allenamento, accompagnamento’), nato negli Stati Uniti tra gli anni ’70 e ’80, spadroneggia ormai da un capo all’altro del globo: persino in Cina, è emerso il ricorso sempre più frequente ai life coach da parte dei giovani laureati, costretti a far fronte a un mercato del lavoro incredibilmente competitivo.

 

Tornando in Italia, tra i life coach più quotati – autori di numerosi best-seller, protagonisti di eventi live e convention rigorosamente ‘sold out’ – ci sono Alessandro Da Col e Alessandro Pancia, fondatori dell’accademia di crescita personale ‘Meritidiesserefelice’, che è anche il titolo del loro evento annuale dal vivo, tenutosi il mese scorso al Palacongressi di Bellaria, nel Riminese. Conosciutisi nel 2009, i due hanno vissuti assai simili: entrambi hanno subito, da adolescenti, episodi di bullismo causati dalla loro omosessualità; entrambi hanno saputo ripartire da una dote innata, «saper dare i consigli giusti al momento giusto», dicono. Assieme hanno deciso di raggiungere un obiettivo comune: aiutare le persone ad autorealizzarsi, cambiando la propria mentalità positivamente. La pandemia ha ulteriormente contribuito al loro successo: le loro dirette streaming durante il lockdown, infatti, sono state seguite mediamente da 3000 utenti al giorno. Già, la pandemia: un trauma collettivo che ci ha sbattuto contro le nostre fragilità, convincendo molte persone a ricorrere a questo tipo di professionalità (oltre all’intervento psicologico in senso stretto).

 

Ma perché abbiamo tanto bisogno di una ‘guida’ in grado di accompagnarci in un percorso di miglioramento, crescita personale, maggior autonomia e, più semplicemente, verso la felicità? A rispondere è Anna Zanardi, professoressa di ‘Practice in leadership and Corporate values’ e direttrice scientifica del ‘Flex executive coaching programme’ alla Luiss Business School, nonché una delle prime studiose italiane a essersi occupata di coaching (il suo primo volume risale al 1999). «Abbiamo bisogno di dare senso alle nostre emozioni – dichiara Zanardi – di crearci uno spazio e un tempo in cui ascoltare noi stessi e riflettere sulle nostre potenzialità: il coaching, come metodo di relazione basato sul miglioramento personale, può essere applicato anche in ambito sportivo e organizzativo. L’Unione europea incentiva, oggi, i programmi di coaching aziendali, riconoscendoli come alleati per migliorare il benessere all’interno delle organizzazioni, trattenerne i talenti e farli crescere. Con ricadute indubbiamente positive sul business: il ruolo del coach, in un’organizzazione, consiste nel comprendere le necessità dell’azienda (partendo dall’analisi della situazione attuale), tracciare la direzione futura che l’organizzazione intende adottare e definire il tipo di leadership che mira a sviluppare, per raggiungere i propri obiettivi attraverso lo sviluppo e la crescita dei propri dipendenti e collaboratori».