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Il tumore al seno e la ’sentinella’

Secondo uno studio internazionale, in un caso su quattro può non essere necessaria la biopsia dei linfonodi

17/10/2023

La biopsia di un linfonodo dell’ascella in caso di intervento chirurgico per il tumore al seno potrebbe non essere più una prassi per tutte le pazienti in cui la patologia della mammella è in fase iniziale. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Jama Oncology conclude infatti che per una donna su quattro la dissezione del linfonodo sentinella può essere evitata, senza che questa omissione influisca sulle cure o sulle possibilità di guarigione. Si tratta dello studio internazionale Sound, che ha coinvolto quattordici centri internazionali e reclutato 1.463 donne di ogni età affette da tumore alla mammella di diametro inferiore o uguale a due centimetri, con linfonodi ascellari indenni da malattia alla ecografia eseguita prima dell’intervento.

 

Alla sperimentazione ha dato un contributo la Breast Unit dell’ospedale Sant’Anna della Città della salute di Torino, che ha reclutato il più alto numero di pazienti dopo l’IEO di Milano, Centro coordinatore dello studio. Il responsabile dello studio alla Breast Unit del Sant’Anna di Torino è stato Mauro Porpiglia, afferente alla Ginecologia e Ostetricia 1 universitaria, diretta da Chiara Benedetto, entrambi tra gli autori della pubblicazione. Le pazienti coinvolte sono state suddivise in due gruppi: quelle del primo (di controllo) sono state sottoposte al trattamento standard di asportazione della lesione tumorale e del linfonodo sentinella ascellare, quelle del secondo (sperimentale) hanno omesso la chirurgia ascellare.

 

Al termine delle terapie postoperatorie (ormonale, chemioterapia, radioterapia) le pazienti sono state sottoposte a controlli periodici e, dopo un periodo di osservazione superiore ai cinque anni, non sono emerse differenze in termini di recidiva e di sopravvivenza. «La possibilità di evitare la biopsia di un linfonodo sentinella in caso di tumore al seno con determinate caratteristiche non è ancora una deroga allo standard» ha evidenziato Porpiglia. «Prima lo standard era di togliere chirurgicamente il tumore al seno e insieme i linfonodi dell’ascella. All’inizio degli Anni Novanta Umberto Veronesi ebbe l’idea di trattare le pazienti con un tumore allo stadio iniziale in un modo diverso, nel caso in cui l’ecografia dei nodi ascellari fosse pulita. L’idea era di effettuare soltanto la biopsia di un linfonodo ed è diventata lo standard per le pazienti con un tumore allo stadio iniziale».

 

La ricerca internazionale in questione ora va oltre, concludendo che in tumori «con determinate caratteristiche e per donne in menopausa, evitare la dissezione del linfonodo sentinella non pregiudica il decorso e toglie di conseguenza una serie di effetti collaterali», soprattutto insensibilità, formicolii e dolori al braccio, grazie a interventi meno invasivi, che migliorano quindi la qualità della vita delle pazienti. «Significherebbe inoltre – conclude il medico – ottenere tempi operatori inferiori e minori conseguenze, riducendo quindi anche potenzialmente i costi sul sistema sanitario nazionale».

 

 

In Italia 52.000 casi metastatici oggi in cura

 

In occasione della giornata nazionale dedicata all’assistenza alle pazienti affette da tumore al seno metastatico, Europa Donna, associazione di promozione sociale, ha ricordato che, secondo dati aggiornati, in Italia sono in cura attualmente 52mila donne con queste diagnosi. Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna, evidenzia come questa patologia richieda grandi attenzioni e sensibilità da parte dei caregiver. Le volontarie dell’associazione sottolineano l’importanza di avere percorsi clinici specifici, di accelerare l’accesso alle cure e di facilitare la partecipazione ai protocolli sperimentali. Le istituzioni sono invitate ad assecondare le richieste. Europa Donna ha lanciato una campagna attraverso uno spot che sta viaggiando sui canali media e sui social.

 

«Le pazienti con malattia metastatica – ha affermato Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), tra i promotori della campagna – devono essere prese in carico da un team multidisciplinare, cioè da centri di senologia, in grado di intercettare e soddisfare il loro bisogno di cura globale e duraturo». Per sensibilizzare le donne sull’importanza di sottoporsi allo screening mammografico è partita anche una campagna con hashtag #iononaspetto. Sensibilizzare la collettività su questi temi è cruciale anche per illustrare la complessità dei trattamenti, per evidenziare i passi avanti fatti dalla ricerca e i progressi ottenuti grazie alle nuove terapie.