Dopo la prevenzione Covid, i progressi dell’immunoterapia vengono ora applicati all’oncologia
La nuova frontiera nella lotta ai tumori è figlia della pandemia. «Dopo aver fatto la loro parte nel contribuire a salvare milioni di vite umane durante l’emergenza Covid – ha spiegato Giovanni Maga, direttore del Dipartimento scienze biomediche del Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr) – i vaccini a mRNA si stanno mettendo in luce in oncologia, grazie agli studi di Katalin Karikó e Drew Weissman, vincitori del Premio Nobel per la medicina di quest’anno». Le scoperte dei due immunologi hanno aperto la strada alla profilassi contro il virus Sars-CoV-2, estesa a tempo di record su scala planetaria. Questa stessa soluzione avveniristica, avviata da BioNTech e Moderna, potrà essere impiegata nella terapia genica e nella produzione di anticorpi specifici contro tumori che si dimostrano insensibili alle terapie di prima linea.
Attualmente sono in fase sperimentale più di 40 vaccini anticancro basati sulla tecnologia mRNA, la stessa, dicevamo, adottata per mettere alle corde i coronavirus. Questo uno dei temi caldi affrontati nei giorni scorsi dall’International Cancer Immunotherapy Conference (CICON23). Pier Francesco Ferrucci, presidente del Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori (NIBIT), direttore di dipartimento nel Gruppo Multimedica, Ospedale San Giuseppe di Milano, ha spiegato che i vaccini anticancro di questa generazione sono progettati per indurre le sentinelle del corpo umano a riconoscere una proteina chiamata neoantigene, espressione di una mutazione genetica caratteristica.
«I vaccini così concepiti vanno a innescare una risposta selettiva contro le cellule tumorali, in modo da sopprimerle», ha precisato Ferrucci. Attualmente sono in corso sperimentazioni cliniche con vaccini a mRNA per patologie quali il melanoma, il tumore della prostata, il tumore polmonare non a piccole cellule, il cancro mammario triplo negativo e altre tipologie di tumori solidi. Ci si aspetta che l’elenco dei trial aumenti in modo esponenziale nel prossimo futuro. Tra i vaccini a mRNA in gestazione, quello contro il melanoma ha già mostrato una buona efficacia in combinazione con l’immunoterapia tradizionale e dovrebbe ultimare la Fase III nel giro di mesi. I dati a due anni dalla somministrazione mostrano una riduzione del rischio recidiva del 44% nei soggetti trattati. Allo studio ci sono anche vaccini contro il cancro del colon retto e del pancreas. Dunque, prospettive incoraggianti.
«Ma è importante ricordare che nel settore dell’immunoncologia abbiamo da tempo strategie collaudate, mentre tante altre sono in fase di studio avanzato», ha concluso Ferrucci. Le sperimentazioni in corso e i risultati finora ottenuti fanno sperare in un futuro in cui la malattia potrebbe essere debellata in una percentuale di casi sempre più ampia. La tecnologia anticancro a mRNA affonda le radici negli anni ‘80, grazie alla procedura chiamata trascrizione in vitro. Semplificando al massimo, si preleva un microscopico segmento di codice della cellula neoplastica, e le istruzioni ricavate dalle mutazioni vengono per così dire tradotte, consentendo di impostare un vaccino personalizzato. Una volta che questo viene somministrato, moltiplica a dismisura le difese naturali stimolando la produzione di micidiali anticorpi.
«La comunità scientifica – ha affermato Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica, in occasione di una conferenza stampa sulla prevenzione dei tumori femminili – si aspetta grandi cose dall’utilizzo dell’mRNA abbinato all’immunoterapia. Con le risorse attuali riusciamo a guarire o cronicizzare milioni di pazienti nel mondo, ma di cancro purtroppo si muore ancora, ecco perché la ricerca deve andare avanti, esplorando nuove strade». Grazie ai Nobel per la medicina, una metodologia rivoluzionaria è ormai pronta ad affiancare la chirurgia, radioterapia, chemio e immunoterapia, per dare il colpo di grazia a tante malattie che ancora oggi ci danno filo da torcere.
L’alimentazione è uno dei pilastri per la prevenzione di una vasta gamma di patologie, compreso il cancro. Gli specialisti della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo (Sinuc) hanno segnalato che un apporto calorico equilibrato, come nella dieta planetaria, può ridurre del 15% il rischio tumori. La dieta assume un’importanza ancora maggiore nelle persone in cura per neoplasie. Si è visto che la composizione dei nutrienti interagisce con le cure, influenza in un senso o nell’altro le prospettive di guarigione. Una dieta ricca di fibre, ad esempio, potrebbe migliorare la risposta alle immunoterapie.
La professoressa Rossana Berardi, Università Politecnica delle Marche, sottolinea che «una alimentazione varia ed equilibrata è fondamentale sia nella prevenzione, sia durante il percorso di cura». La malnutrizione, viceversa, è un fenomeno diffuso tra i malati. Un sondaggio Loto Odv (www,lotonlus.org) ha appurato che nell’80% delle persone in cura per cancro manca una valutazione nutrizionale, il 71% ha modificato la dieta in seguito ai trattamenti e solo il 36% è seguito regolarmente da nutrizionista o dietologo. Quasi la metà ha assunto integratori alimentari e, di questi, il 16% lo ha fatto senza alcuna prescrizione del medico.