CITTA’ DEL VATICANO
PUR
nel linguaggio pacato e felpato che appartiene a un esponente di alto rango della Chiesa come è lui, monsignor Lorenzo Baldisseri, segretario generale del sinodo dei Vescovi, prossimo cardinale nel concistoro del 22 febbraio, esprime il proprio dissenso a questo «mettere il carro davanti ai buoi» da parte di alcune conferenze episcopali (Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Germania e Austria) spesso su posizioni più «progressiste» rispetto a Roma. Episcopati che, anticipando online i risultati emersi in patria dell’inchiesta voluta dal Papa in vista del sinodo straordinario sulla famiglia che si terrà a ottobre, hanno così evidenziato una distanza tra la dottrina ufficiale e la base dei fedeli, in particolare su temi come le convivenze prematrimoniali, il controllo delle nascite, la contraccezione, l’apertura verso gli omosessuali e l’esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati.
Monsignor Baldisseri, come mai alcune conferenze episcopali europee stanno anticipando i risultati delle «loro» inchieste?
«La pubblicazione del materiale non era prevista. Si tratta di un’iniziativa unilaterale delle singole conferenze episcopali. L’indicazione era di inviare il materiale riservatamente in Vaticano». Non mi sembra corretto perché si tratta di materiale non ancora esaminato, di documenti non ufficiali. Poi se c’è qualcuno che fa quello che vuole non ci posso far nulla, ma non era nel programma».
Le anticipazioni finora emerse parlano comunque di posizioni molto distanti tra la base cattolica e la dottrina cristiana, ne terrete conto al Sinodo?
«Certo che ne terremo conto, altrimenti che cosa l’abbiamo fatto a fare? Questa inchiesta che consulta i fedeli dal basso è la volontà di papa Francesco».
Presenterà una relazione dei risultati ai cardinali riuniti per il concistoro?
«Non è previsto. Il Papa ha indicato il tema della famiglia per la riunione dei cardinali ma sono due cose distinte. In ogni caso, se qualcuno mi chiederà ragguagli al concistoro dove sarò presente anch’io come neocardinale li fornirò».
Come mai la Conferenza episcopale italiana non ha divulgato i risultati dell’inchiesta condotta in Italia?
«Ha fatto bene, non sono in difetto, al contrario è un fatto doveroso perché il materiale è tanto e il luogo in cui va esaminato è qui alla segreteria del sinodo che elaborerà l’







Instrumentum laboris, cioè il documento sulla base del quale si svolgeranno i lavori dell’assemblea sinodale. Del resto non c’è da aspettarsi che i risultati come tali vengano pubblicati».
Allora, secondo Lei, perché alcune conferenze lo hanno fatto? Si può anche configurare una forma di pressione per condizionare i lavori?
«Una pressione? Un po’. Diciamo che è un’interpretazione possibile».
Nina Fabrizio