Lunedì 29 Aprile 2024

Melendugno, l'ira dei No Tap contro i 5 Stelle. Conte: "Date la colpa a me"

Bruciate bandiere e tessere elettorali. Il premier scrive ai cittadini: "Costi fino a 35 miliardi in caso di stop all'opera"

La protesta dei No Tap a San Foca, Melendugno (Ansa)

La protesta dei No Tap a San Foca, Melendugno (Ansa)

Lecce, 28 ottobre 2018 - Rivolta in Puglia contro il Movimento 5 stelle per l'imminente ripresa del lavori del gasdotto Tap. Alcuni attivisti che partecipano alla manifestazione No Tap a San Foca di Melendugno (Lecce) hanno bruciato le proprie tessere elettorali, bandiere foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato. Lo hanno fatto perché - hanno spiegato - si sentono traditi da coloro che aveva promesso in campagna elettorale che il gasdotto Tap sarebbe stato bloccato in due settimane, invece il governo Conte ha ora avallato la costruzione dell'opera.

LA LETTERA DI CONTE  - Proprio il premier, in una lettera aperta inviata ai cittadini, tiene a precisare che "chi sostiene che lo Stato italiano non sopporterebbe alcun costo o costi modesti non dimostra di possedere le più elementari cognizioni giuridiche". Il riferimento è all'ex ministro Carlo Calenda, secondo cui l'esecutivo, nella fattispecie Di Maio, mente quando parla di "penale da 20 miliardi".  "Non esiste una penale perché non c'è un contratto (fra lo Stato e l'azienda Tap ndr) - dice Calenda - ma, in caso, una eventuale richiesta di risarcimento danni". 

Di Maio all'angolo per il gasdotto Tap

E proprio di "pretese risarcitorie", parla Conte elencando i vari soggetti che potrebbero rivalersi nei confronti dello Stato. "E' certo che interrompendo il progetto Tap, lo Stato italiano verrebbe coinvolto in un contenzioso lungo e perdente, i cui costi potrebbero aggirarsi, in base a una stima prudenziale, in uno spettro compreso tra i 20 e i 35 miliardi di euro". Nella lettera inviata a Melendugno Conte si dice pronto a prendersi la piena responsabilità. "Mi dispiace, peraltro, che i parlamentari (pentastellati ndr) pugliesi siano stati criticati e contestati. Sono reazioni che mi sembrano a dir poco ingenerose. Sono stato personalmente testimone dell'appassionato e infaticabile impegno che hanno profuso, in tutti questi mesi, al fine di mantenere la parola assunta con i propri elettori. Se colpa deve essere, attribuitela a me".

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LA PROTESTA NO TAP - Il sit-in era stato annunciato nei giorni scorsi, dopo le dichiarazioni degli esponenti del governo sulla legittimità dell'opera e l'ormai imminente avvio dei lavori per il posizionamento della condotta sottomarina. Più motivati che mai, gli attivisti del movimento si sono dati appuntamento sul lungomare di San Foca per una manifestazione alla quale ha preso parte anche Marco Potì, il sindaco di Melendugno, comune nel cui territorio ricade la località rivierasca bagnata dall'Adriatico, individuata come punto di connessione tra il tubo sottomarino e la condotta superficiale.

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Potì dà voce a quello che si dice tra i manifestanti: "Il ministro Salvini, che fa parte di questo governo - ha affermato - ha preso l'impegno di non fare entrare le navi nei porti italiani e lo ha mantenuto violando Trattato di Dublino, e in quel caso non ci sono soldi ma vite umane in gioco, mentre Di Maio e Conte non hanno il coraggio e la volontà di fermare quest'opera, definita giustamente una follia ingegneristica". A questo punto, ha proseguito il sindaco Potì, "non so che tipo di trattativa si possa instaurare con il governo, ma noi continueremo a ricorrere in sede giudiziaria, sia amministrativa che penale. Ci sono tre o quattro indagini aperte su questo progetto da parte della Procura di Lecce, visto che si parla di legittimità dell'opera".

Tra gli attivisti corre il passaparola: Salvini ha rispettato la parola sullo stop ai migranti, M5s ha tradito quella sul Tap. "Barbara Lezzi, vattene dal Salento"; "questo meritate, questo meritate, il fuoco", hanno urlato i manifestanti. 

EMILIANO - Infuriato anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emilano. "La delusione che provo per il voltafaccia del M5S su Ilva/Tap è davvero devastante", scrive il governatore su Twitter. "Tra i pazzi che vogliono #Tap su una spiaggia e i bugiardi che dicevano di cancellarla, ci siamo noi pugliesi che da 3 anni suggeriamo di spostarla in zona industriale non trafficata da turisti. E questi buffoni per non dispiacere #Tap fingono di combattersi tra loro", scrive Emiliano in un altro post. E ancora: "Se spostiamo l'opera di 30 km a nord non c'è nessuna penale e nessun risarcimento. La localizzazione spetta al Governo italiano e neanche un metro di tubo è stato calato in mare o sul territorio italiano. Non ci sono pericoli di danni". 

BARBARA LEZZI REPLICA AL SINDACO - Duramente contestata dal sindaco Potì, la ministra per il Sud Barbara Lezzi (M5s) replica così. "Le maniere da teppistello con le quali il sindaco di Melendugno mi intima di non tornare lì non mi fanno paura perché non ho niente da temere". Il sindaco "non può dirmi dove andare, a casa mia ci torno quando e come voglio, perché non ho nulla di cui vergognarmi e vado a testa alta".