Mercoledì 24 Aprile 2024

Pd, la mappa del tesoro tra fondazioni e immobili

Il patrimonio del partito, 500 milioni di euro, in una ragnatela di fondazioni e società immobiliari. Amministratori a vita di nomina dalemiana

Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema alla Camera in una foto d'archivio (Ansa)

Pierluigi Bersani e Massimo D'Alema alla Camera in una foto d'archivio (Ansa)

Roma, 17 marzo 2017 - Il Partito dei Democratici di sinistra è stato archiviato, confluito con la Margherita nel Pd. Ma i suoi beni sono ancora in mezzo a noi. Palazzi, case del popolo, capannoni. Tutto finito in mano a decine di fondazioni politiche create con lo stampino da Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds. Le fondazioni della vecchia Ditta hanno tutte lo stesso statuto, mutuato dalle fondazioni bancarie: non hanno scopo di lucro e sono ufficialmente indipendenti e blindate da qualsiasi aggressione esterna. Hanno come "finalità" lo "studio, la ricerca, la formazione, all’innovazione della politica" e in particolare quello di "intraprendere iniziative" per "promuovere il pensiero, la cultura e l’azione politica della sinistra italiana ed europea". E per fare questo possono "progettare e organizzare attività formative, corsi, convegni e seminari", oltre che "promuovere pubblicazioni e iniziative editoriali". Alcune sono molto attive in questo senso, come la bolognese Fondazione Duemila presieduta da Mauro Roda, ex dalemian-bersaniano, poi con Vasco Errani e ora indipendente anche da loro visto che è rimasto nel Pd.

Di fatto però queste fondazioni, al di là di qualche iniziativa politico-culturale, come primo impegno reale hanno la gestione di quasi 2.400 immobili. Che sulla carta non hanno scopo di lucro, ma che le fondazioni cercano di far fruttare al meglio. E per farlo in tranquillità e senza conflitti con il loro scopo ‘ufficiale’, si sono dotate di società di gestione immobiliare. Società di diritto privato del tutto simili alle altre immobiliari che hanno lo scopo di lucro e possono fare assunzioni e operazioni senza dover rendere conto al livello politico.

Al Pd, che ogni tanto tenta di attaccarle, le società immobiliari affittano le sedi dei circoli, con prezzi che dovrebbero essere "calmierati". Il problema però è che molte sezioni piccole o periferiche non riescono a pagare regolarmente gli affitti. Tant’è che accumulano debiti e rischiano lo sfratto. Ma le immobiliari sono società private e – ha spiegato lo stesso Sposetti – non possono fare beneficenza perché devono rispondere al codice civile. Così si è creato un incrocio tra le fondazioni – tenute a rispettare solo il proprio statuto e non obbligate a pubblicare i bilanci (e molte appunto non lo fanno) – e le società immobiliari, non tenute agli alti scopi ideali delle fondazioni, e spesso anche difficili da rintracciare.

Così, per esempio, l’immobiliare Porta Castello che fa capo alla Fondazione Duemila di Roda, è una delle più trasparenti: pubblica sul sito non solo lo statuto e l’organigramma ma anche i bilanci. Mentre altre non hanno neppure un sito oppure ce l’hanno completamente vuoto. Per questo, per ricostruire la dinamica della gestione immobiliare del patrimonio, si deve andare a spanne. Tra quelle che si sono dotate di immobiliare c’è la fondazione Ugo Quercioli di Milano che controlla la Risorgimento Srl. O la fondazione Rinascita di Venezia che controlla l’omonima immobiliare (52 immobili). In Friuli Venezia Giulia, la fondazione Isonzo controlla le immobiliari Isontina e Monfalconese. E così via per 2.400 immobili, per i quali ricostruire davvero il business è quasi impossibile. Anche per i creditori e per lo stesso Pd.