Domenica 15 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Migranti, Cdm approva il decreto sui paesi sicuri. Nordio: “Sentenza Ue non compresa dai giudici”

Cosa prevede il decreto appena approvato. Un giudice di Magistratura democratica in una mail ha definito la premier “pericolosa”. Salvini: “Quel magistrato non merita di stare al suo posto”. Il presidente dell’Anm Santalucia: “I giudici non sono contro il governo”. Mattarella invita al dialogo

Roma, 21 ottobre 2024 – Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge sui migranti, ora in attesa del vaglio del Quirinale. Il provvedimento rende norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

“La sentenza Ue non è stata compresa dai giudici”

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa è molto diretto: “La ragione per cui siamo arrivati a questo punto nasce da una sentenza della Corte di giustizia europea, molto complessa e articolata e anche scritta in francese, che probabilmente non è stata, lo dico a chiare lettere, ben compresa o ben letta”. “Questa sentenza – ha dichiarato il Guardasigilli – oltre a ribadire il principio che è compito degli Stati definire il concetto di ‘Stati sicuri’ e di individuare quelli che sono tali, pone alla fine delle condizioni nel momento in cui la giurisdizione di un Paese, cioè un giudice, intenda dare una definizione diversa dello Stato sicuro in relazione a casi specifici di determinate persone”.

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La decisione arriva in un clima teso e dopo il caso della mail di un giudice di Magistratura democratica ai suoi colleghi in cui definisce la premier 'pericolosa’. 

Sulla vicenda nata dalla decisione del Tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento dei migranti all'interno del cpr in Albania interviene implicitamente il presidente Mattarella, invitando al dialogo tra istituzioni. 

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Cosa sta succedendo: la mail del giudice

Nel governo monta il sospetto che una parte di magistratura "politicizzata” voglia mettere i bastoni tra le ruote. Per Palazzo Chigi una prova in più è la mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, inviata ai colleghi e pubblicata dal Tempo. La premier ne rilancia un passaggio che la riguarda: “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione la rilancia”. E il commento è laconico: “Così un esponente di Magistratura democratica”. “Anche oggi - la attacca la leader del Pd Elly Schlein - ci regala la sua dose di vittimismo quotidiano”, mentre perfino Renzi difende la premier: "Giorgia Meloni in Albania ha gettato via 1 miliardo di euro degli italiani: inaccettabile. Lei non mi diede solidarietà, ma il giudice che l'ha attaccata in chat sbaglia", ha scritto su X il leader di Italia Viva.

Motovedetta con migranti da Albania arrivata in porto Bari
Motovedetta con migranti da Albania arrivata in porto a Bari (Ansa)

Le parole del ministro Salvini

Durissimo il ministro Salvini: il magistrato Patarnello, di cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha pubblicato una mail che la riguarda direttamente, “non dovrebbe più essere al suo posto, molto banalmente”. “Ci sono più di 9mila magistrati in Italia - spiega - e la stragrande maggioranza fa liberamente e positivamente il loro lavoro”. “Se c'è qualcuno che ha preso il Tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica - sottolinea - ha sbagliato mestiere, molto semplicemente”.

Le parole del presidente Anm

“La magistratura non ha compiti politici ma di rispetto dei diritti e delle garanzie delle persone”, puntualizza il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia, che vede “minacce” nelle parole di Nordio e denuncia “toni di aggressione al lavoro giudiziario che non hanno precedenti”.

Oggi Santalucia ha ribadito: “Noi non siamo contro il governo, sarebbe assurdo pensare che l'ordine giudiziario, un'istituzione del Paese, sia contro un'istituzione del Paese quale è il potere politico. Non è lo scontro istituzionale quello a cui tendiamo, tendiamo a difendere l'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario”.

Meloni: “Difenderemo i confini”

"E' una priorità assoluta combattere chi sfrutta il legittimo desiderio delle persone di trovare condizioni di vita più favorevoli per ingrassare i propri profitti. Il Governo è determinato a smantellare queste reti criminali e a debellare il traffico illegale di esseri umani, che alimenta gli interessi degli schiavisti del Terzo Millennio", ha dichiarato la premier. "Il nostro impegno va avanti. Continueremo a lavorare senza sosta per difendere i nostri confini e per ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente, seguendo le norme e le procedure previste", aggiunge la premier ringraziando la Guardia di Finanza di Crotone, lo Scico e la Dda di Catanzaro "per la brillante operazione che ha portato allo smantellamento di un'organizzazione criminale internazionale dedita al traffico di esseri umani e al riciclaggio di denaro". 

L’allarme di Mattarella

"Vi sono dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose - approfondendo solchi e contrapposizioni - ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi”. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha utilizzato il palco del festival delle Regioni e delle Province per lanciare un allarme sul fronte della collaborazione istituzionale. Un principio che va sempre salvaguardato, ha sottolineato il capo dello Stato, in quanto elemento a tutela della collettività. No alle logiche di parte, dunque. “Tra le istituzioni e all'interno delle istituzioni la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità”. Perché “le istituzioni appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse”. Parole di certo non casuali in un momento delicato e complesso proprio a livello di rapporti istituzionali.