Roma, 23 dicembre 2023 – Marco Osnato, FdI, presidente della commissione Finanze alla Camera. La bocciatura del Mes è stato un bel pasticcio. E ora? Che cosa accadrà?
"Le dico cosa non è accaduto: non ho visto crolli delle Borse europee, e non mi pare che lo spread sia schizzato alle stelle".
Eppure in Parlamento da tre giorni non si parla d’altro...
"Appunto. Mi sembra un evento così esiziale solo per la dialettica politica italiana. In Europa nessuno si è stracciato le vesti".
Beh, Francia e Germania non l’hanno presa benissimo.
"Hanno qualche timore in più di noi sulla tenuta delle loro banche. Mi sembra normale".
Non teme contraccolpi in politica estera?
"Non ci accoglieranno con gli applausi ai prossimi incontri. Pazienza. Il nostro è stato un comportamento legittimo".
Il ministro dell’Economia Giorgetti ha detto che, fosse stato per lui, avrebbe votato sì.
"Posizione legittima. Però Giorgetti ha anche sempre chiarito che avrebbe deciso il Parlamento, e così è stato. Si è discusso, si è votato. Funziona così, sa?".
Con le ratifiche, intende?
"Beh, sì. L’Europa propone e i singoli Stati decidono sulla base dell’interesse nazionale".
Con il Mes non ce n’era?
"Oggi c’è un fondo di risoluzione unico in scadenza, si è deciso di modificarlo in un fondo salva-banche per la legittima paura di alcuni Stati in merito alla tenuta dei propri istituti. Ma in Italia il sistema è solido".
È capitato anche a banche italiane di finire in sofferenza...
"Ce la siamo cavata da soli, senza chiedere soldi a nessuno".
Insisto: cosa succede ora?
"Spero si apra una riflessione costruttiva in Europa".
E la maggioranza? Forza Italia non è felicissima.
"Prima scherzando ho detto che non ratificando il Mes abbiamo dato a FI un motivo per esprimere il proprio europeismo. Parlando seriamente, invece, credo che nella maggioranza tutte le posizioni siano legittime. D’altronde gli orientamenti dei singoli partiti erano noti da tempo. Inattesa è stata l’opposizione, che ha votato in tre modi differenti, e con un colpo di scena".
Si riferisce al M5S, che ha votato contro, diversamente dai sì di Pd, Iv e Azione?
"Conte mi è sembrato molto agitato, evidentemente ha bisogno di nascondere alcune sue mancanze e incoerenze".
Sul caso Mes, il capo del M5S ha evocato il Gran Giurì. Ne teme il giudizio?
"Il ruolo di Gran Giurì nei suoi confronti lo hanno già svolto gli italiani non riconfermandolo alla guida del Paese".
Dica la verità: avete bocciato il salario minimo solo perché era una loro proposta?
"Il salario minimo era non solo poco utile ma anche potenzialmente dannoso per il potere d’acquisto dei lavoratori".
Torniamo in Europa: il Patto di stabilità alla fine è passato. Ma non come volevate voi...
"Eppure contiene più elementi positivi per l’Italia di quanto non si dica".
Secondo molti però il no al Mes nasce proprio dall’insoddisfazione sul Patto. È così?
"Il presidente Meloni non ha mai fatto mistero del fatto che avremmo apprezzato una trattativa unica che tenesse insieme tutto. Così non è stato, ne abbiamo preso atto e abbiamo diviso e valutato separatamente i singoli argomenti".
Una piccola vendetta.
"Più che altro una presa d’atto: è passata la linea di tenere separati gli argomenti, dunque li abbiamo tenuti separati e abbiamo deciso separatamente".
E col Superbonus come la mettiamo?
"Si potrà prevedere qualche aggiustamento per casi specifici e circostanziati, ad esempio sul Sal. Ma non vogliamo illudere chi si aspetta una proroga, perché non ci sarà".
Sui tempi di approvazione però l’illusione c’è stata...
"Eravamo stati ottimisti, avendola presentata con anticipo. Ma l’importante è approvarla".
È soddisfatto?
"La reputo la migliore manovra possibile dato il contesto difficile, perché coniuga interventi sociali e di crescita".
Mancano alcuni elementi di riforma fiscale promessi.
"Arriveranno nel corso della legislatura".
Che ‘rischia di durare 5 anni’, come qualcuno ammette a denti stretti dall’opposizione.
"(ride, ndr). Facciamo i dovuti scongiuri".