Giovedì 9 Maggio 2024
GIOVANNI ROSSI
Politica

Lupi sempre al centro: "Silvio è generoso, farà un passo indietro. Avanti con Meloni"

Il leader di Noi moderati: non vedo pericoli per la nascita del governo. "Le fibrillazioni in momenti come questi sono fisiologiche. Stavolta incidono forse di più a causa del cambio di leadership"

I leader della coalizione di centrodestra

I leader della coalizione di centrodestra

Maurizio Lupi, 63 anni, milanese sponda Comunione e Liberazione, è onorevole dal 2001, quando di primavere ne aveva 42. In questi 21 anni, circumnavigando il centro con perizia, ha solcato cinque legislature oscillando tra centrodestra (luogo del cuore) e alleanza tra centro e sinistra (che lo promosse ministro dei Trasporti con Enrico Letta premier). Ora, appena entrato nella sesta legislatura come leader di Noi moderati, il navigatore di lungo corso invita gli alleati a lasciare velocemente il porto agli ordini della comandante Meloni.

O ci sono ancora dubbi?

"Per me proprio no. La leader della coalizione è Giorgia Meloni. Andremo al Quirinale come coalizione unita e sarà lei a rappresentarci".

Non siamo ancora nel campo delle ipotesi?

"Non per quanto mi riguarda. E poi, scusi, il fatto che la vincitrice delle elezioni ci rappresenti è una banale deduzione. Al giro precedente toccò a Matteo Salvini. Prima ancora a Silvio Berlusconi. Ora i ruoli sono cambiati e tutti dobbiamo prendere atto della realtà. Senza eccedere in protagonismi".

Lei fa il moderato di professione. Sicuro di essere dalla parte giusta?

"Domanda tendenziosa".

Tra Salvini che sgomita, Berlusconi che prende le parti di Putin e Meloni con posizioni fortemente identitarie, il centrosinistra vi accusa di estremismo e l’Europa vi teme.

"La nostra offerta elettorale di coalizione ha convinto gli italiani, e non mi risulta che gli italiani siano estremisti. Comunque, cogliendo la sua provocazione, le rispondo che lo stile di Noi moderati è e resta questo: discutere, confrontarsi e, se è il caso, dissentire. Ma poi lavorare al bene comune e alla concretezza dei risultati. Per questo la chiarezza non deve mai mancare".

Rimprovera forse Berlusconi per i suoi pensieri pro Putin sul conflitto ucraino?

"Fermo restando che ci stiamo riferendo a un audio rubato, bisogna stare più attenti alle parole che si usano. Mentre i droni kamikaze seminano morte in Ucraina, non si può parlare di vodka e regali".

Ma Berlusconi sta con Putin. E forse non solo lui.

"Un conto sono le opinioni, magari articolate, un altro le posizioni politiche. Forza Italia e il suo leader sono atlantisti ed europeisti convinti. Lo dicono i fatti. E lo confermano l’appoggio del Ppe alla candidatura di Antonio Tajani a ministro degli Esteri, qualora Giorgia Meloni ricevesse ufficialmente l’incarico e poi proponesse quel nome all’attenzione del Capo dello Stato".

L’opposizione dice: a conflitto ucraino in corso, mai un forzista alla Farnesina.

"Una cantonata. Perché Tajani ha relazioni consolidate con tutti i paesi europei e membri Nato: il lascito naturale di un lungo corso politico culminato con la presidenza del Parlamento europeo. Questi sono fatti, non le illazioni di chi deve farsi perdonare parecchio".

Sia meno criptico.

"Sbaglio o è stato Giuseppe Conte, quando era premier e, cito, "forte riferimento dei progressisti", ad aprire le porte del paese agli agenti dei servizi russi venuti in missione durante la pandemia? Quindi la sinistra si dia una calmata, perché il centrodestra si riconosce totalmente nella posizione atlantista, europeista e pro Ucraina pubblicamente assunta da Giorgia Meloni".

La maggioranza però è ultra agitata. Non le pare che ci sia un sovraccarico di tensione considerato il mandato chiaro ricevuto dagli italiani?

"Le fibrillazioni, prima che nasca un governo, sono fisiologiche. E stavolta incidono forse di più a causa del cambio di leadership. Ma francamente non vedo pericoli. Basta uscire dal porto e poi il governo troverà la sua rotta".

Le continue uscite di Berlusconi dai ranghi non rischiano di far naufragare il progetto?

"Non credo. Il leader di Forza Italia è uomo generoso. È il primo sapere che per fare due passi avanti come coalizione a volte ne serve uno indietro sul piano personale o di partito".

Ma se Berlusconi confessa segreti diplomatici ai suoi eletti e gli audio finiscono ai giornali, non è tutta la coalizione ad essere più fragile?

"Spero non ci siano repliche".

In caso di dinamiche disgregative, voi moderati potreste viceversa diventare attrattivi?

"Il nostro stile di lavoro non chiassoso e orientato al confronto è stato riconosciuto da Meloni garantendoci una buona rappresentanza parlamentare. Se questa rappresentanza si ingrandisse in corsa ci farebbe senz’altro piacere, ma non al prezzo di auspicare o, peggio, fomentare scissioni in casa d’altri".

Il sospetto cresce: il più meloniano extra Fratelli d’Italia ormai è lei.

"Serietà, responsabilità e competenza. Le parole d’ordine della candidata premier sono totalmente le nostre".

Dica la verità: anche Noi moderati ambisce a un ministero?

"Siamo a disposizione con le competenze del gruppo. Ma non rivendichiamo nulla. Ci fidiamo e lavoriamo".

I mercati hanno lo spread in canna. Come li placherete?

"Guai se li rassicurassimo, avremmo già perso: i mercati si convinceranno da soli, se vedranno buon governo".

Missione titanica?

"No, emozionante. Questo sarà, finalmente, un esecutivo politico prodotto dal voto popolare dopo 11 anni di governi tecnici: in una prospettiva di futura alternanza anche l’opposizione dovrebbe condividere la sfida. Recuperare la piena dignità della politica è la vera posta di questa legislatura. La delegittimazione preventiva e il gioco allo sfascio avvelenano i pozzi. Non possiamo più permettercelo".