Mercoledì 24 Aprile 2024

Legge elettorale, la Lega: referendum. Ma per gli esperti quesito a rischio

Calderoli esulta: "Lo chiedono otto Regioni". Salvini: "Si vota sul maggioritario. Chi vince governa, chi perde non rompe le palle"

Il leghista Roberto Calderoli

Il leghista Roberto Calderoli

Roma, 28 settembre 2019 - "E siamo a otto!". Roberto Calderoli, teorico e tecnico della Lega di Salvini in materia elettorale e costituzionale, esulta. Con le richieste, arrivate ufficialmente ieri, di Liguria e Basilicata, sono salite, appunto, a otto le pronunce dei consigli regionali, tutte regioni governate dal centrodestra, che chiedono (la Costituzione prevede un numero minimo di 5), di indire un referendum popolare in materia elettorale. Per Salvini il quesito sarà molto facile: "La prossima primavera avremo un referendum sul maggioritario. Chi vince governa, chi perde non rompe le palle".

Ma le cose non saranno così semplici. La proposta della Lega consiste nella richiesta di un referendum abrogativo della parte proporzionale della legge elettorale, il Rosatellum, lasciando in vigore la parte maggioritaria. La corsa contro il tempo della Lega è dovuta all’imminente taglio del numero dei parlamentari, che si terrà – nella sua ultima, e definitiva, IV lettura – il 7-8 ottobre alla Camera. Voto che, riducendo di 345 scranni gli eletti in Parlamento, obbligherà quest’ultimo a lavorare a una nuova legge per adeguare il sistema elettorale alla nuova composizione.

Salvini teme che si ritorni a un proporzionale che taglierebbe le gambe alla Lega. In ogni caso, che venga scritta una nuova legge elettorale o meno, non è detto che il referendum della Lega sarà celebrato. Infatti, dopo il vaglio formale della Corte di Cassazione (facile perché non sono state raccolte le firme di 500 mila elettori, ma quelle di ben otto consigli regionali), ci sarà quello di merito, della Consulta. E qui le opinioni divergono. Per Calderoli, ovviamente, il quesito è legittimo, e passerà indenne l’esame della Corte, per molti costituzionalisti no e verrà bocciato.

L’avvocato Felice Besostri ha già depositato una memoria contraria. Anche per Stefano Ceccanti (Pd) "il quesito verrà dichiarato inammissibile". Spiega il costituzionalista Salvatore Curreri: "Se si abolisce la parte proporzionale i collegi vanno ridisegnati e ne risulterebbero di ben maggiori rispetto agli attuali. Servirebbe una legge e quella che esce dal referendum deve essere auto-applicativa. Questa non lo è perché non si potrebbe votare in ogni momento, come vuole la Costituzione". Anche per il costituzionalista Paolo Armaroli "il ritaglio referendario non consente alla legge maggioritaria residuale di essere immediatamente applicabile". Ora, parola alla Consulta.