Giovedì 25 Aprile 2024

Legge elettorale, qualcosa si muove

Si lavora all'ipotesi di un 'Porcellum' corretto. Un compromesso tra maggioritario e proporzionale. E per questo tutto sommato non sgradito a molti

Il Parlamento italiano (Ansa)

Il Parlamento italiano (Ansa)

Chissà, forse è la volta buona. Il cantiere della nuova legge elettorale stavolta potrebbe aprirsi davvero. Lo fanno intuire alcuni rumors emersi dai sottoboschi della politica, che lasciano intendere come i partiti si stanno muovendo a fari spenti ma insomma si stanno muovendo. L’ipotesi sul tappeto sarebbe quella di un accordo su un 'Porcellum' corretto da una soglia di sbarramento del 40/45 per cento (ancora non ben precisata), in grado di produrre per chi la supererà un premio di governabilità fino al 55 per cento dei seggi. Spieghiamo meglio di che cosa parliamo, e le differenze con il 'vecchio' Porcellum. Nella versione attuale ogni partito si presenta con il proprio simbolo e le proprie liste. I partiti che lo desiderano possono dichiarare prima delle elezioni un apparentamento in una coalizione, e la coalizione che avrà superato il 40 (o 45) per cento otterrà il 55 per cento dei seggi. Ovviamente se due coalizioni superano il 40 (o il 45), il premio lo prende chi tra le due ha avuto più voti. Ci si può chiaramente presentare alle elezioni senza dichiarare la coalizione di appartenenza, ma in quel caso si deve superare uno sbarramento (tra il 4 o il 5) e non si potrà concorrere al premio. Rispetto al 'vecchio' Porcellum che aveva un impianto simile, l’attuale formulazione prevede una soglia 'minima' per ottenere il premio (il 40/45) che invece il Porcellum originale non aveva (bastava arrivare primi, in teoria anche con il 20 o il 30) e proprio per questo fu 'cassato' dalla Consulta. Questa l’ipotesi, adesso c’è la politica. Il tavolo della trattativa (anche riservata) è aperto, con qualche probabilità di successo. La formulazione raggiunta sarebbe un compromesso tra una legge maggioritaria e una proporzionale, visto che ambedue non riscuotono sufficienti consensi per passare in parlamento. Non spiace al Pd, non spiace alla Lega, non spiace in fondo anche a Fratelli d’Italia, perché ognuno di loro potrebbe vedervi quello che gli fa più comodo. Si fa salvo lo spirito maggioritario in qualche modo (con tutti i suoi difetti) ormai entrato nelle corde del Paese (alle regionali e alle comunali si vota così) e si lascia inalterata la possibilità per i partiti di conservare una propria identità. Beninteso che la nuova legge ha qualche possibilità di successo se ci sarà un accordo ampio, che vada oltre il dato parlamentare. A sei mesi dal voto non si cambia la legge elettorale con due voti di maggioranza. Non lo permetterebbe la politica (cioè si esporrebbe il governo a fibrillazioni troppo forti), non lo capirebbe il Paese e forse neppure al Quirinale (per quanto il Parlamento sia sovrano) sarebbero troppo felici.