Giovedì 2 Maggio 2024

L’appello per le riforme: "Governi più stabili per un Paese credibile e un’economia solida"

Gli imprenditori digitali De Nadai e Dattoli tra i promotori di “ioCambio“ "Abbiamo avuto 68 esecutivi in 76 anni di Repubblica: non è sostenibile. Con un orizzonte temporale breve, è difficile anche fare investimenti".

Paolo De Nadai (a sinistra) e Davide Dattoli

Paolo De Nadai (a sinistra) e Davide Dattoli

"Presidenzialismo, semipresidenzialismo, premierato? Le formule possono essere tante, ma per noi l’importante è che in generale si facciano riforme per dare all’Italia governi più stabili. Altrimenti resteremo fermi mentre il mondo intorno a noi corre velocissimo". Paolo De Nadai (fondatore di ScuolaZoo e WeRoad, classe 1988) e Davide Dattoli (fondatore di Talent Garden, classe 1990) sono due giovani imprenditori digitali e, insieme ad altri esponenti del mondo economico, culturale e accademico, sono tra i promotori e firmatari di “ioCambio“, movimento apartitico che ha come unico obiettivo promuovere le riforme istituzionali. "Non c’è più tempo da perdere, siamo già in ritardo", dicono.

Chiedete alla politica di “cambiare”. Ma qual è la priorità?

De Nadai: "Siamo fortemente convinti che non si possa avere un cambio di governo ogni anno o poco più. In Italia abbiamo avuto 68 governi in 76 anni di Repubblica: questo non è più sostenibile, soprattutto in un mondo attuali così pieno di sfide, dalla transizione ecologica ai conflitti internazionali, dalla competizione economica con la Cina alle migrazioni al crollo demografico. Tanti temi importanti che necessitano di decisioni, magari impopolari oggi, ma fondamentali sul lungo periodo. Per questo servono governi solidi che possano operare con un respiro più ampio dello stare in piedi solo fino al prossimo voto di fiducia alla Camera".

E invece spesso la preoccupazione della politica è la prossima campagna elettorale e non la prossima generazione.

De Nadai: "Siamo in campagna elettorale permanente".

Dattoli: "Nessuno riesce a fare cose interessanti o importanti in un anno. Noi lo vediamo dal punto di vista imprenditoriale e di business. È come se dicessi a un amministratore delegato “gestisci l’azienda in un mandato di un anno e ci aspettiamo grandissimi risultati”. Purtroppo sappiamo che per costruire cose che funzionano servono tanti anni".

Migliorare il sistema politico per migliorare anche il resto?

Dattoli: "È una svolta necessaria perché abilita il cambiamento a tutti i livelli: se la politica funziona, le aziende pubbliche hanno più continuità e quelle private possono fare piani di investimento a medio-lungo termine".

De Nadai: "In realtà diversi partiti politici sarebbero d’accordo sull’esigenza di riformare il sistema, ciascuno con le proprie sfumature. Il dibattito riemerge ciclicamente, ma purtroppo non si concretizza mai perché siamo appunto sempre in campagna elettorale. Se a livello di società civile c’è un impegno a portare all’ordine del giorno queste priorità, la speranza è che la classe politica faccia sua quest’iniziativa non più rimandabile. Per questo il nostro è un appello apartitico e trasversale, sottoscritto da imprenditori digitali come noi, costituzionalisti, professori universitari, industriali, medici".

Finora invece le uniche riforme istituzionali fatte in Italia sono in pratica quelle della legge elettorale...

De Nadai: "... che non è esattamente una priorità per il Paese!".

Voi siete imprenditori giovani. Fare le riforme si può considerare un investimento sul futuro. Quali sarebbero secondo voi i provvedimenti più urgenti?

De Nadai: "Non vorremmo entrare nei singoli problemi, che purtroppo sono tanti. Sui giovani basterebbe dire i Neet, cioè chi non studia né lavora, o la drammatica situazione demografica. Ma per noi la priorità sono le riforme istituzionali per provare ad avere governi solidi che poi possano affrontare le varie questioni come meglio ritengono".

Si dice che l’85% dei lavori che i giovani faranno nel 2030 ancora non esiste... Con quale piattaforma istituzionale si potrà organizzare o affrontare questo futuro?

Dattoli: "Ci possono essere migliaia di soluzioni, ma se non crei stabilità non avrai mai la possibilità di ragionare a lungo termine. Se politicamente devi sopravvivere un anno, cercherai solo qualcosa che ti faccia guadagnare qualche voto per arrivare alle prossime elezioni. Se invece un governo dura stabilmente cinque anni – che tra l’altro non è neanche un tempo lungo – può incidere sul futuro del Paese. I problemi strutturali non si risolvono se non c’è qualcuno che li affronti con una linea comune e coerente. Ci hanno provato in tanti. Non abbiamo più tempo".

Perché finora sono falliti tutti i tentativi di riforme?

Dattoli: "Io mi occupo di cambiare la cultura all’interno delle aziende. E il problema è che le persone non conoscono e quindi cercano di non assorbire il cambiamento, perché non conoscendolo ne hanno paura. Naturalmente c’entra anche l’individualismo: nasciamo come l’Italia dei Comuni e restiamo un Paese iper-frammentato. La nostra iniziativa è ancorata invece a una visione europeista, oggi lo scacchiere non può che essere globale".

Persino l’Europa è ormai diventata piccola in questo schema...

Dattoli: "Esatto. O iniziamo a parlare di certi temi, o avremo le squadre di calcio e quindi lavoreremo per fede più che per ragione, o diremo “siccome nessuno mi piace, cambio ogni anno sperando che quello che arriverà dopo mi porterà qualcosa di nuovo”. Purtroppo chiunque è passato non ha mai inciso davvero. Se non dai le deleghe corrette a un amministratore delegato non riuscirà mai a portare avanti un’azienda; così come un governo, se non gli dai i tempi e le giuste modalità per incidere, non potrà mai farlo".

Forse qualcuno pensa che stabile voglia dire fermo?

Dattoli: "O forse spera che il resto del mondo stia fermo perché noi restiamo fermi...".