Domenica 19 Maggio 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Napolitano, il socialista Martelli: "Con lui un dialogo mai interrotto. Fu il solo a scrivere ai Craxi"

L’ex vicesegretario Psi: i miglioristi erano diversi. Parlavamo con loro nonostante fossero minoranza nel Pci

Roma, 24 settembre 2023 – Onorevole Martelli, la storia presente sembra avvalorare le ragioni del lungo impegno di Giorgio Napolitano per traghettare l’allora Pci in seno alla socialdemocrazia europea. Quali sono, da ex vicesegretario Psi, i suoi ricordi in proposito?

"Bisogna star attenti a non dare una versione mitologica e riduttiva di questa storia. Queste vicende, che oggi sembrano semplici, furono in realtà terreno di contese politiche molto aspre all’interno del Pci. Napolitano ha sempre avuto posizioni di minoranza in un partito dominato dal centro burocratico berlingueriano, che preferiva intessere un dialogo con la Dc e l’impresa piuttosto che coi socialisti italiani".

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In cosa risiedeva, a suo avviso, la differenza sostanziale tra Napolitano e Berlinguer?

"Dall’elezione di Berlinguer, nel 1972, la posizione del Pci non è stata improntata al dialogo a sinistra, né coi socialisti italiani né con quelli europei, ai quali si guardava giusto per sostenere quanto fossero bravi rispetto al Psi. In questo Napolitano era diverso, come lo era stato a suo tempo Giorgio Amendola. I miglioristi sono stati una vera e propria tendenza culturale e politica del comunismo italiano, che però non è stata quella dominante. Il Pci lo ha guidato Berlinguer, con la linea del Compromesso storico e una politica talora di esasperata contrapposizione nei riguardi di Craxi e del Psi".

Claudio Martelli e Giorgio Napolitano
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Napolitano, però, è sempre stato fautore del dialogo nella prospettiva dell’"unità socialista". Quali sono stati i vostri rapporti negli anni?

"Posso parlare per me e qualcun altro. Io ho continuato a dialogare con Napolitano per tutta la vita. Anche se sapevamo entrambi che la sua posizione non era maggioritaria nel Pci e io sapevo di mediare con Napolitano a partire da quello che non era l’indirizzo dominante nel Psi. Di fronte a un atteggiamento di Berlinguer, che si indurì particolarmente quando Craxi assunse la guida del governo, a sua volta il Psi scese in trincea, e la polemica si fece sempre più aspra".

E a suo avviso quand’è che la sinistra post comunista italiana maturò compiutamente la scelta di entrare nell’alveo del socialismo europeo?

"Secondo me questa maturazione non c’è mai stata. Anche l’adesione all’Internazionale, che avviene nel ‘92 col la segreteria Occhetto, è in qualche modo obbligata, subita. Stavano diventando socialisti tutti i partiti ex comunisti dell’ex blocco orientale, che altro potevano fare? Napolitano ha il merito di aver posto quella necessità per primo, quand’era addirittura guardato con sospetto e imputato d’intelligenza col nemico".

Lo stesso Berlinguer, tuttavia, nel 1976 aveva dichiarato la propria scelta di campo a favore de "l’ombrello della Nato" e sostenuto l’eurocomunismo per svincolarsi da Mosca. In Italia, invece, il pregiudizio verso il Psi è rimasto dominante?

"Quelle scelte contavano. Ma non si deve dimenticare che il comunismo nasce con la missione di distruggere il socialismo, considerato traditore da liquidare. L’avversione verso la socialdemocrazia non era un’impuntatura di Berlinguer. Io mi son sentito più volte accusare di essere uno “sporco socialdemocratico”. Era la regola".

Secondo lei quando cambiano davvero le cose a sinistra? Dopo il terremoto di Tangentopoli?

"Con Tangentopoli si compie il misfatto finale: l’ingiustizia suprema nei riguardi dei socialisti, imputati d’essere i principali responsabili della corruzione politica".

L’"unità socialista" propugnata sia dai miglioristi che da Craxi risultava "annessionista" ad avviso della maggioranza post Pci. La liquidazione del Psi alla fine ha sbloccato la storia?

"Credo che valga la pena leggere cos’ha scritto in proposito Massimo D’Alema. Lui dice in sostanza: “Noi eravamo una grande nazione indiana. Annidata in cima a un canyon. Avremmo dovuto scavalcare i socialisti ed è quello che facemmo sostituendoli al governo”. Si è molto speculato su quella vicenda giudiziaria che poi travolgerà l’intera Repubblica. I miglioristi milanesi venivano accusati di essere collusi coi socialisti. E vennero addirittura processati dentro il partito e denunciati alla magistratura. In questo contesto, il fatto che Napolitano abbia tenuto un atteggiamento diverso gli fa onore. Proprio perché era difficile, coraggioso, in qualche misura eretico. Del resto, da Presidente, fu il solo ad aver il coraggio di scrivere una lettera alla famiglia, scrivendo che Craxi era stato trattato dalla magistratura con una durezza senza eguali".