Sono finalmente sulla rampa di lancio gli incentivi per le auto per il 2024, con una dotazione record. È la svolta che serve al settore?
"Gli incentivi sono rivolti ai ceti popolari affinché anch’essi possano acquistare una utilitaria ecologica, rottamando la vecchia auto altamente inquinante – avvisa Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy –. E sono realizzati su misura per i modelli prodotti in Italia al fine di aumentarne la produzione. Anche così si fa politica sociale, industriale e ambientale".
Sul fronte auto la prossima settimana sarà densa di appuntamenti rilevanti. Prima l’incontro Tavares-sindacati, poi i tavoli Stellantis al suo ministero. Quali sono le aspettative?
"Nuovi modelli e nuove linee produttive negli stabilimenti italiani, a Mirafiori, Melfi, Pomigliano e Cassino, che consentano di accrescere la produzione, con l’obiettivo di raggiungere un milione di veicoli prodotti in Italia. Così da tutelare l’occupazione e la filiera dell’automotive, orgoglio del Made in Italy. Si stanno concludendo i lavori del Tavolo Stellantis che abbiamo attivato a dicembre, in un clima di confronto serrato ma costruttivo. Sono fiducioso".
Nelle ultime settimane ha messo al centro dell’agenda politica la tutela del Made in Italy, determinando il cambio di nome all’Alfa Milano che è stato seguito dal sequestro delle Topolino prodotte in Marocco ma con il tricolore. Vedremo altri episodi simili in altri settori?
"Le regole sono uguali per tutti. La norma contro l’italian sounding l’abbiamo realizzata quando ero il titolare del Commercio estero, venti anni fa. Ci ha consentito di tutelare, rafforzare e rilanciare la filiera alimentare, ma vale per ogni settore produttivo. Lo ha compreso anche Stellantis, togliendo ogni riferimento nelle auto realizzate in Marocco e in Polonia che possa indurre in errore il consumatore, come avevamo chiesto".
Gli altri Paesi sono disposti a garantirci la tutela dei nostri marchi?
"Con l’accordo di Madrid sono 53 i Paesi che si impegnano a contrastare le indicazioni fallaci anche nel loro territorio. Il nuovo Regolamento europeo introduce la tutela delle indicazioni geografiche anche per i prodotti artigianali e industriali. Abbiamo già fatto una mappa di oltre duecento prodotti tipici italiani che possiamo registrare e quindi tutelare e valorizzare nelle loro specificità produttive in Europa e poi nel mondo, come già fatto per i prodotti alimentari. Noi siamo la terra della eccellenza e questo vale anche per le auto".
Siete sempre convinti che in Italia servano altri produttori di auto? Anche cinesi?
"Siamo l’unico Paese produttore in Europa a avere una unica casa automobilistica. In Francia, Germania, Polonia, Spagna, Ungheria ve ne sono da 4 a 7 e sono pronti ad accogliere anche le aziende cinesi. Abbiamo, per di più, il più ampio gap tra produzione e immatricolazione e per questo abbiamo bisogno di rafforzare la produzione negli stabilimenti di Stellantis e nel contempo di produrre altri modelli nel nostro Paese per soddisfare le esigenze del mercato interno. Abbiamo anche una componentistica che il mondo ci invidia. Ogni produttore che si insedierà in Italia dovrà utilizzare la nostra componentistica. È una precisa condizione".
Per restare al piano internazionale, è recentemente tornato dalla Libia per una missione nell’ambito del Piano Mattei. Che Paese ha trovato? Quali i risultati portati a casa?
"Abbiamo convenuto di estendere la nostra partnership dal petrolio e dal gas alle attività minerarie sulle materie prime critiche e alla produzione di energia rinnovabile, che sarà portata in Europa attraverso cavi elettrici che uniranno la rete produttiva libica alla rete distributiva italiana. Abbiamo inoltre concordato azioni sulla siderurgia e sulla connessione a fibre ottiche. Il piano Mattei è un progetto strategico che deve orientare la crescita europea nel Mediterraneo e con l’Africa. L’Italia è protagonista".
Tra 15 giorni le elezioni europee. Quale deve essere il principale obiettivo politico della prossima Commissione UE?
"Passare dall’Europa dei consumi all’Europa dei produttori, sulla linea degli Stati Uniti, per rispondere alla sfida sistemica della Cina. Investire sulle imprese e sul lavoro europeo, tutelando il Continente, anche con barriere doganali, dalla concorrenza sleale. Il nuovo paradigma della UE deve essere la sicurezza economica, quindi l’autonomia strategica produttiva, fin dalle materie prime".