Senatore Maurizio Gasparri, avrà letto la nota del ministero dell’Economia che esclude ogni ipotesi di proroga del Superbonus, su cui Forza Italia è meno drastica. Come capogruppo di FI a palazzo Madama, dove si sta discutendo la Manovra, ritiene che ci sia ancora possibilità d’intervento?
"Noi invitiamo tutti a una riflessione, dal momento che ci sono questioni ancora aperte di transizione riguardanti lavori in corso che coinvolgono cittadini e imprese. Siamo consapevoli delle conseguenze devastanti per i conti pubblici provocate dell’insipienza e l’incompetenza grillina. Senza voler minimamente concorrere al dissesto provocato da quelle politiche, esistono questioni in sospeso che meritano una riflessione: ci sono condomini e aziende che hanno avuto commesse da parte di privati, che si aspettano risposte da parte del governo".
La Manovra finanziaria è ferma in Commissione, dove non c’è più tempo per gli emendamenti. Come si potrebbe intervenire?
"Noi non usiamo questo argomento come una clava, ma segnaliamo questa problematica ancora aperta. Non c’è solo la manovra finanziaria: c’è anche il Milleproroghe, ad esempio. Poi vedremo se in questa fase ci sarà uno spazio di riflessione e approfondimento. Non credo che nella discussione sulla manovra in Commissione emergerà la questione. Dipende anche dalla volontà del governo. Che, d’accordo con i relatori, potrebbe anche pensare di far qualcosa. Anche se non mi pare probabile".
La premier Meloni intervenendo al Senato si è lasciata aperta tutte le strade riguardo alla riforma del Patto di stabilità. Nonostante gli sforzi di avvicinamento a Bruxelles, per la destra che non appartiene al Ppe l’integrazione rimane in salita?
"Sul Patto di stabilità e crescita riteniamo che occorra una discussione approfondita. Che in quanto tale non può riguardare solo la riforma del Patto, ma anche l’omogenizzazione delle politiche fiscali, l’unione bancaria e poi anche il Mes. Non si tratta quindi di un solo capitolo, ma di molteplici temi che riguardano l’integrazione e l’armonizzazione delle politiche economiche e monetarie".
Anche per questo, non potrebbe anche darsi che venga tutto rinviato a dopo il voto?
"Io mi auguro che dopo le elezioni ci sia in Europa una maggioranza più vicina al centrodestra di quanto non sia quella attuale nella sua eterogeneità: una Commissione e Parlamento europei più amici e fautori di una politica più coerente. Non so però se il Patto stabilità e crescita si possa trascinare ancora. Perché è vero che un nuovo corso potrebbe imprimere un’accelerazione positiva, ma i temi in agenda per la crescita sono stringenti".
Con la campagna elettorale per l’Europa che si avvicina, se la riforma non viene chiusa subito, il rischio di slittamento diventa concreto?
"C’è discussione in atto e una volontà chiudere a breve. I capi di Stato e di governo ne parleranno a Bruxelles. Vedremo che orientamenti emergono. Per noi tutti gli aspetti vanno discussioni insieme. E mi par evidente che solo in questo modo sarà possibile riuscire a chiudere un’intesa".
Intanto l’Italia non ha ancora ratificato il Mes, che appare sempre più elemento di scambio…
"Anche questo si vedrà. Quella di Fi è da sempre una posizione non teologica. Riteniamo che vada introdotta una verifica da parte del Parlamento, in quanto il Mes non può esser svincolato da meccanismi di regole e controllo. Ma la ratifica va vista insieme a tutte le altre questioni. Poi vedremo dove andrà a parare la discussione".
Negli ultimi giorni è tornato a ricorrere il nome di Mario Draghi per un possibile ruolo in Europa. Si tratta di un’eventualità positiva per l’Italia?
"Draghi è un protagonista della vita politica, istituzionale e economica del Paese e dell’Europa. Io lo conosco dal 1993, quando era giovane direttore generale del ministero dell’economia. Si rammenti che fu Berlusconi a incoraggiare la nomina di Draghi alla guida della Banca d’Italia e poi della Bce. E fu sempre Berlusconi a volere il nostro sostegno al suo governo. Semmai mi è sembrato strano che un presidente francese come Emmanuel Macron facesse il nome di un italiano per la guida della Commissione, dato che prima ogni commissario deve essere designato dal proprio paese".
Ma Draghi non avrebbe il profilo più adatto per guidare il Consiglio?
"Chiunque vorrebbe che Draghi fosse impiegato in molti contesti. Mentre Macron, invece di interferire nelle scelte degli altri, farebbe bene a telefonare alla sua concittadina presidente della Bce. Christine Lagarde, per chiederle di abbassare i tassi di interesse esorbitanti che pratica. E che oggi che l’inflazione è scesa sono un problema cittadini e imprese".