Lunedì 29 Aprile 2024

Ex Ilva, ArcelorMittal vuole 5mila esuberi. Conte: "Inaccettabile"

Vertice teso a Palazzo Chigi. Il governo cerca una exit strategy per salvare i 10.700 dipendenti del Gruppo. Ultimatum del premier a Mittal: due giorni per farci una proposta

Il premier Giuseppe Conte vede oggi i vertici di ArcelorMittal (Lapresse)

Il premier Giuseppe Conte vede oggi i vertici di ArcelorMittal (Lapresse)

Roma, 6 novembre 2019 - E' il momento decisivo per le sorti dell'ex Ilva. Dopo la bomba dell'addio di ArcelorMittal due giorni fa, il governo cerca una exit strategy per salvare i 10.700 dipendenti del Gruppo, ma l'esito sembra tutt'altro che scontato. A Palazzo Chigi va in scena l'atteso vertice (durato circa 3 ore e mezzo) tra il premier Giuseppe Conte, cinque ministri (tra cui Stefano Patuanelli e Roberto Gualtieri) e i rappresentanti di Mittal (presidente e ceo Lakshmi Mittal e il chief financial officer Aditya Mittal). La discussione, dopo l'incontro, arriva in Consiglio dei ministri e viene definita "molto preoccupata e responsabile" da fonti qualificate. L'azienda avrebbe infatti espresso la necessità di mettere sul tavolo 5mila esuberi. Condizione, viene spiegato, che il governo "non può neanche prendere minimamente e lontanamente in considerazione". La questione dello scudo penale, invece, non sarebbe pregiudiziale per ArcelorMittal. Il Governo starebbe comunque discutendo sulla possibilità di intervenire per decreto per "mettere in chiaro pubblicamente le cose e le posizioni".

"Faremo di tutto per far rispettare gli impegni", assicura il premier Conte. "Non accettiamo il gioco dell'azienda e la invitiamo a rimeditare le sue iniziative. Non riteniamo accettabile che ci siano iniziative di tutela giudiziaria", ha continuato Conte ribadendo che il governo farà "tutto quel che è necessario per rilanciare Ilva e Taranto. 

"Non è accettabile lasciare 5 mila lavoratori e quindi 5 mila famiglie senza lavoro e senza futuro. Non lasceremo soli gli operai", assicura Conte, che poi spiega: "Abbiamo subito anticipato" a ArcelorMittal "che non riteniamo giustificate queste posizioni, anzi per sgombrare il campo da qualsiasi pseudo giustificazione il governo ha dichiarato la propria disponibilità per quel che riguarda l'immunità". E ancora, a proposito delle divisioni nella maggioranza sul ripristino dell'immunità penale a A.Mittal: "Sul tema dello scudo penale il governo marcerà compatto, ma io chiedo di più, che il Paese marci compatto".

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Poi ha lanciato un ultimatum a Mittal: "Non accettiamo il gioco dell'azienda e la invitiamo a rimeditare le sue iniziative. Non riteniamo accettabile che ci siano iniziative di tutela giudiziaria. Abbiamo invitato Mittal a prendersi un paio di giorni e farci una proposta per assicurare continuità livelli occupazionali, produttivi e ambientali", ha aggiunto.

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ArcelorMittal: scudo legale essenziale

Il gigante dell'acciaio indo europeo ArcelorMittal ha inviato una comunicazione formale alle organizzazioni sindacali della ex Ilva in merito alla "retrocessione dei rami di azienda unitamente al trasferimento dei relativi dipendenti", a seguito dell'annuncio di recesso avvenuto ieri. Nella tabella allegata al documento si precisa che il provvedimento riguarda una forza lavoro che al 31 ottobre ammontava a 10.351 dipendenti. Nel documento di retrocessione ArcelorMittal spiega che il recesso del contratto deriva dall'eliminazione della protezione legale. La Protezione legale - si osserva - costituiva "un presupposto essenziale su cui AmInvestCo e le società designate hanno fatto esplicito affidamento e in mancanza del quale non avrebbero neppure accettato di partecipare all'operazione né, tantomeno, di instaurare il rapporto disciplinato dal Contratto".

L'INTERVISTA / La leader Cisl accusa i politici: ostili al lavoro

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Il sindacato si spacca, solo Fim Cisl sciopera

La Cisl-Fim ha annunciato oggi uno sciopero immediato, mentre gli altri sindacati Fiom (il primo sindacato a Cornigliano), Uilm (il primo sindacato a Taranto) e Ubs preferiscono in queste ore sospendere ogni decisione. "No a decisioni solitarie", avverte la Uilm. "Prima di decidere aspettiamo esito tavolo e decisioni consiglio fabbrica", dice la Fiom.

La preoccupazione di Confindustria

"Spero ci sia spazio per una soluzione e che la politica abbia il senso del limite, che a volte si supera e poi gli effetti purtroppo arrivano", dice il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. "È una responsabilità della politica, adesso la politica risolva le questioni che ha determinato", afferma. Comprensibilmente in allarme anche Confindustria Taranto, il cui presidente Antonio Marinaro spiega: "Se la questione non si risolve, avremo la desertificazione industriale che andrà a peggiorare la situazione in Puglia e, in particolare, Taranto". E rimarca: "Nonostante da mesi ascolti piani sul Mezzogiorno, non vedo nulla di nuovo, la situazione sta precipitando e il territorio sta davvero rischiando di rimanere senza il tessuto industriale". 

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