Venerdì 26 Aprile 2024

Elezioni Emilia Romagna. Ferrara, la terra di mezzo dove il Pd insegue

Sette mesi fa la Lega ha conquistato il comune, rosso da 74 anni. Dem a caccia di rivincite, ma il sindaco Fabbri è molto popolare

Ferrara, Matteo Salvini con Alan Fabbri (foto Businesspress)

Ferrara, Matteo Salvini con Alan Fabbri (foto Businesspress)

Ferrara, 18 gennaio 2020 - Espugnata la roccaforte rossa dopo 74 anni di predominio Pci-Pds-Ds-Pd, riuscirà la Lega di Ferrara a conservare (o a rafforzare) il primato conquistato alle amministrative del 2019? In questa città isolazionista per scelta e conservatrice per vocazione, hanno il sapore del tagliando dei sette mesi le elezioni regionali del prossimo 26 gennaio. Qui, tra Veneto ed Emilia, dove gli ex ’sudditi’ degli Estensi hanno punito il loro Duca (Dario Franceschini sconfitto alle politiche dello scorso anno da una semisconosciuta avvocatessa di Comacchio), il Carroccio - arrivato al potere dopo una vertiginosa scalata - vive la sfida Bonaccini-Borgonzoni come l’assalto finale alla diligenza rossa. Un’occasione da non mancare visto che la luna di miele tra i ferraresi e il sindaco Alan Fabbri viaggia ancora a gonfie vele. Sì, perché qui la Lega ha puntato tutto sulla sicurezza, ascoltando e facendo proprie le inquietudini dei residenti in Gad, il quartiere dello spaccio, tacciati di "razzismo" da una sinistra ormai asserragliata nel palazzo.

Il Carroccio li ha incontrati e, in questi mesi, sta cercando di rafforzare i controlli della Polizia municipale (che verrà armata). Ma non è tutto: in pochi mesi, pur tra le polemiche, il vicesindaco Nicola ’Naomo’ Lodi - 1.300 preferenze, un record nella storia di Ferrara - a bordo di una rupsa, ha bonificato tra gli applausi della gente un campo nomadi che i carabinieri avevano definito "una delle centrali della criminalità". Azioni concrete ma anche note stonate. Come quella dell’ormai ex vicecapogruppo leghista in Consiglio comunale Stefano Solaroli, che proprio ieri si è autosospeso "dagli incarichi e dalle attività di partito" dopo essere stato beccato mentre offriva un posto di lavoro ad una consigliera "rompiscatole", affinché si dimettesse...

E la sinistra? Per il Pd, il voto di domenica 26 rappresenta una preziosa occasione di riscatto dopo l’umiliazione subita lo scorso anno. Ancora tramortita, la classe dirigente ’dem’ non ha infatti saputo elaborare il lutto, portando avanti una opposizione rabbiosa, fatta di interrogazioni cavillose ed esposti alla procura a profusione.

A riaccendere la speranza della sinistra è stata la manifestazione delle sardine estensi del 30 novembre scorso. La piazza gremita di ragazzi ha convinto il Pd che sì, le elezioni regionali potranno davvero fermare questo sindaco atipico - jeans, maglione blu e toni informali - che tanto successo riscuote sui social e che interpreta a modo suo, da padano di Bondeno, la svolta salviniana proponendo a Liliana Segre la cittadinanza onoraria di Ferrara. Peccato che quella notte, in una piazza della Repubblica oggettivamente bellissima, neanche tanto nascosti tra i ragazzi ci fossero praticamente tutti gli esponenti dell’"apparato": consiglieri comunali del Pd, amministratori ed ex amministratori, funzionari di partito, sindacalisti e attivisti di associazioni vicine alla sinistra.

Mentre Lega e Pd affinano le spade in vista di questa ’Sfida all’O.K. Corral’, nei salotti del centro e nei quartieri più popolari, specie i ferraresi ancora indecisi cercano di capire le proposte dei due contendenti. Durante una recente cena in un blasonato ristorante di Comacchio, Stefano Bonaccini - "il modenese", come viene chiamato a Ferrara, dove i fiumi dividono ancora - è piaciuto molto a un selezionatissimo gruppo di imprenditori, moderati di destra, centro e sinistra. Gente pragmatica, che guarda ai fatti più che alle ideologie. "È bravo e preparato - ha sussurrato qualcuno - e l’Emilia Romagna è stata governata bene, non c’è dubbio. Ma...". Ed è in quel "ma" che si annida la tentazione di cambiare, in regione come in città. Perfino il vicepresidente di Confindustria Emilia, Gian Luigi Zaina, ha confidato ieri al Resto del Carlino che "Fabbri ha voglia di fare, viene dalla gavetta e dopo settant’anni di governo della sinistra, un po’ di discontinuità fa bene". Del resto i numeri parlano chiaro e fotografano una realtà a due velocità: se è vero, infatti, che le performace della regione sono ottime - Pil, tasso di occupazione e stime di crescita -, è altrettanto vero che la provincia estense è ultima in tutte le classifiche...

Ecco, quindi, la tentazione di cambiare. Ma a favore di chi? Ed è qui che cominciano i dubbi e parte la curiosità dei ferraresi indecisi (e lontani dalla politica) per Lucia Borgonzoni "la bolognese". Volto noto della Tv, molto presente nei talk show, non si è vista molto in questa provincia "ma piace - confidano alcuni - la sua freschezza e il suo essere alternativa all’apparato e al mondo delle cooperative rosse". Peccato che qualche settimana fa, pubblicando sui social una sua foto davanti al campanile e al museo della Cattedrale, abbia geolocalizzato l’immagine scrivendo "Bologna". Una gaffe del suo staff, che ai ferraresi non è piaciuta. "Ma questa conose il territorio?". Insomma, il solito scetticismo ferrarese che rende queste elezioni un affascinante e avvincente rebus.