Lunedì 20 Maggio 2024
OLGA MUGNAINI
Politica

Musei, Sangiuliano frena Sgarbi: “I direttori stranieri? Chi è bravo può restare”

Il ministro sconfessa il sottosegretario che vuole solo italiani alla guida dei musei: “Stimo chi ha diretto Uffizi e Pompei. Deciderà una commissione di alto profilo”

Vittorio Sgarbi, 71 anni, sottosegretario alla Cultura, e il ministro Gennaro Sangiuliano, 61 anni

Vittorio Sgarbi, 71 anni, sottosegretario alla Cultura, e il ministro Gennaro Sangiuliano, 61 anni

Roma, 22 agosto 2023 – “I direttori stranieri dei grandi musei adesso se ne vanno. Siamo arrivati noi e se ne vanno loro. Perché mai devo mettere un direttore straniero agli Uffizi? Si è mai visto un non francese a dirigere il Louvre? I simboli sono i simboli. È una stagione finita”.

Vittorio Sgarbi non risparmia un fulmine nella calda estate della Versilia, preannunciando l’autunno di fuoco che vedrà l’ennesima rivoluzione nei principali musei italiani, a cominciare dalla Galleria degli Uffizi. Ma una volta tanto il sottosegretario alla cultura è in sintonia col suo ministro.

Dal palco degli incontri al Grand Hotel Principe di Piemonte a Viareggio, domenica Sgarbi ha anticipato la linea politica che però Gennaro Sangiuliano non conferma al nostro quotidiano: "Gli stranieri non devono essere discriminati – spiega il ministro della Cultura –. Se sono bravi devono poter lavorare da noi. Stimo molto, per esempio, i direttori degli Uffizi e di Pompei e mi auguro che possano continuare a lavorare in Italia". Ma Sangiuliano fa capire che sarà un’eccezione che conferma la regola, lontana da esterofilie che possano consegnare il patrimonio culturale del nostro Paese nelle mani di chi italiano non è.

E infatti il ministro prosegue: "Era singolare la situazione che ho trovato quando siamo arrivati al governo. Le principali dodici istituzioni culturali del Paese erano guidate da direttori stranieri. Mi è parso un rapporto squilibrato e valeva la pena cercare un rapporto più equo. Tanto più che appare paradossale che molte università italiane siano considerate in tutto il mondo come di eccellenza per lo studio della storia dell’arte".

Per scoprire in che misura Sangiuliano terrà fede a questo suo impegno non ci vorrà molto. Fra i suoi primi provvedimenti c’è stato proprio il bando internazionale pubblicato il 16 giugno per il rinnovo della direzione di dieci importanti musei del Belpaese. È vero che le cariche erano tutte in scadenza, assegnate dopo il concorso indetto nel 2015 dal suo predecessore Dario Franceschini, da cui il nome della riforma. Ma Sangiuliano non ha voluto perder tempo nell’attuare la “sua” controrivoluzione.

Ecco dunque appaltata la guida della Pinacoteca di Brera a Milano, il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, le Gallerie degli Uffizi a Firenze, tutti e tre con a capo direttori stranieri. E poi la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma, le Gallerie Estensi di Ferrara, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, la Galleria Nazionale dell’Umbria e il Museo Nazionale d’Abruzzo.

Il bando è scaduto il 14 luglio scorso e le domande arrivate riuniscono candidati da tutta Europa, come impongono le direttive comunitarie. "Sarà una commissione indipendente di altissimo livello a scegliere i nuovi direttori", sottolinea Sangiuliano. Tuttavia, dopo aver valutato i requisiti ed effettuato i colloqui con i candidati, a novembre la commissione invierà i pretendenti al ministro, al quale spetterà l’ultima parola.

E per gli stranieri che sono stati bravi, ci sarà davvero un futuro in Italia? Chissà. Il tedesco Eike Schmidt, che con la riforma aveva ottenuto la direzione non solo degli Uffizi ma anche di Palazzo Pitti e del Giardino di Boboli, riuniti in un unico polo, potrebbe arrivare un incarico ancora più pesante: direttore generale dei musei italiani, un ruolo attualmente assegnato all’archeologo Massimo Osanna, anche lui in scadenza.