Giovedì 12 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Vitalizi, gaffe Di Maio. Cita Boneschi, ma l'ex deputato è morto

L'esponente del M5S e vicepresidente della Camera attacca gli ex parlamentari che percepiscono ancora la rendita, ma uno di loro è morto da quasi un anno

Luigi Di Maio durante la diretta Facebook contro i vitalizi

Luigi Di Maio durante la diretta Facebook contro i vitalizi

Roma, 17 luglio 2017 - Gaffe di Luigi Di Maio sugli ex parlamentari che percepiscono i vitalizi. Il deputato M5S e vicepresidente della Camera cita per ben due volte (prima nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, poi in una diretta Facebook sul suo profilo) anche "un tal Boneschi che per aver fatto un solo giorno da parlamentare, prende 3.108 euro di vitalizio". Peccato però che Luca Boneschi, avvocato e militante per lungo tempo nel Partito Radicale, sia morto a ottobre del 2016. 

CHI ERA BONESCHI - Boneschi è famoso per essere stato il deputato rimasto in carica per meno tempo in assoluto: appena un giorno. Eletto il 12 maggio 1982 in sostituzione del dimissionario Marcello Crivellini, presentò le sue dimissioni, accettate dall'Aula della Camera, il giorno successivo. Solo poche ore che - come la legge di allora prevedeva - gli garantivano i 3.108 euro di vitalizio denunciati da Di Maio. Eppure - come si può leggere dallo stenografico dell'unico discorso tenuto a Montecitorio - la decisione di lasciare fu presa per una ragione nobile: la rinuncia all'immunità parlamentare.

Quando fu eletto, infatti, Boneschi prestava da anni, insieme all'avvocato deputato Franco De Cataldo, patrocinio gratuito alla famiglia di Giorgiana Masi, la ragazza uccisa durante una carica della polizia sul ponte Garibaldi a Roma, il 12 maggio 1977. La famiglia chiedeva il processo per individuare i responsabili dell'assassinio. Dopo 4 anni di indagine, però, il giudice aveva dichiarato non doversi procedere "per essere ignoti gli autori del fatto", disse Boneschi in aula a Montecitorio in quell'unico discorso da deputato il 13 maggio 1982. Ne seguì, raccontò lui stesso nel motivare le sue dimissioni, "un'istanza di riapertura del processo sempre davanti ai giudici romani che hanno sempre altre cose da fare. Ma, fuori dagli strumenti professionali veri e propri, io mi sono ribellato a quella decisione e ho criticato pubblicamente il giudice e le altre autorità implicate nella vicenda. Il giudice si è offeso e mi ha querelato". 

Da querelato, Boneschi decise di utilizzare il processo contro di lui per provare a smuovere il processo sulla morte di Giorgiana Masi. Di qui la scelta di non restare deputato per non godere dell'immunità. Lui stesso spiegò: "Così finalmente nella vicenda giudiziaria per l'assassinio di Giorgiana Masi c'è almeno un imputato noto: l'avvocato della famiglia. Sapendo per esperienza professionale che i meccanismi delle autorizzazioni a procedere non sono né certi né rapidi, scelgo di non metterli neppure in moto. Con una speranza: che questa mia non semplice né facile rinuncia serva a ricordare ai radicali e ai non radicali che per Giorgiana Masi giustizia non è stata fatta. Di fronte alla bancarotta della giustizia e all'oblio della politica a me resta questo modo per dire la mia solidarietà a Vittoria, Aurora e Angelo Masi".

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