Giovedì 25 Aprile 2024

Codice appalti, Busia: “Chiedono le mie dimissioni? Resto fino al 2026”

Il presidente dell’Anac replica alle polemiche sollevate dalla Lega sulle sue dichiarazioni: “Ho fatto il mio dovere”

Roma, 2 aprile 2023 - “Se continuano a chiedere le mie dimissioni? Rimango fino al 2026 perché ho fatto il mio dovere. C'è piena coerenza. L'ho fatto per collaborare con il governo e con il Paese perché è mio dovere”. Giuseppe Busia, presidente dell'Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), ha replicato così, ospite di Mezz'ora in più, alle polemiche sollevate ieri dalla Lega sulle sue dichiarazioni sul codice degli appalti. 

'Quello che abbiamo criticato sono le soglie, che non sono una banalità – ha spiegato Busia -. Fino a 140mila euro io posso prendere la prima impresa che mi capita davanti e affidargli un servizio. Insomma non ho necessità di confrontare due preventivi. Chiedere un preventivo in più è una buona regola. E' una regola che ognuno di noi fa, anche per cifre nettamente inferiori. Non si può solo correre, bisogna spendere bene''.

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E ancora: "La legge ci impone di verificare, fare vigilanza, suggerire e verificare. L'attività prevalente che facciamo è aiutare le pubbliche amministrazioni a fare bene gli appalti, questo evita il contenzioso. Siamo l'autorità che consente di far bene gli appalti e garantire un risparmio nella spesa pubblica". "L'indipendenza, come quella della nostra autorità, è qualcosa - ha aggiunto - che arricchisce la nostra democrazia. Le cose che ho detto nei giorni scorsi sono esattamente le stesse che dissi nell'audizione parlamentare del luglio 2021, quando ancora non si parlava del nuovo codice degli appalti". 

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La querelle sul codice degli appalti

A far scoppiare la querelle erano state le parole di Busia sul rischio che, con le nuove norme, i Comuni affidino i lavori alla cerchia degli amici. “Sì, vedo il rischio - aveva detto

Busia -. Specie per gli affidamenti diretti sotto i 140 mila euro, dall'acquisto delle sedie ai lavori per imbiancare la scuola. Potrebbero essere chiamate le persone più vicine al dirigente, al sindaco o all' assessore. E ridurre la trasparenza aumenta i rischi corruttivi, specie ora che le risorse sono tante”. Parole che Locatelli aveva definito “inqualificabili e disinformate”. 

A distendere il clima erano poi state le parole dello stesso presidente dell'Anac sui sindaci definiti “eroi” e non dei “corrotti”, e il dialogo mai sospeso - anche nei momenti più caldi - con Matteo Salvini.