Mercoledì 24 Aprile 2024

Centrosinistra, prove di pace. Ma Bersani mette i paletti: "Niente ammucchiate"

Il leader di Leu a Imola: "Abbiamo dovuto mandar giù qualche rospo". Ma assicura: "Non torniamo nel Pd". Il progetto di Bersani potrebbe tradursi in un'alleanza tra tre liste Governo, atteso vertice Salvini-Di Maio. Conte: videointervista

Pierluigi Bersani (LaPresse)

Pierluigi Bersani (LaPresse)

Imola, 31 maggio 2018 - Sembrava una missione quasi impossibile, ma oggi la sinistra fa prove di pace. Il laboratorio potrebbe essere Imola, città di Andrea Costa, uno dei miti fondanti del socialismo italiano, governata da settandue anni dalla sinistra. Qui la candidata del centrosinistra è Carmen Cappello, sostenuta sia dal Pd che da sinistra per Imola, lista civica espressione di Mdp. Il segnale tangibile di questo riavvicinamento è stato l'arrivo ieri a Villa Montrona, sulle colline imolesi, del leader di Leu Pier Luigi Bersani. Qui di solito si celebrano matrimoni non cene di auto-finanziamento di partito, chissà che non sia la prima prova per tornare insieme. Bersani non si sbilancia, nega un suo ritorno alla vecchia Ditta, ma insiste sul dialogo con i dem in caso ci fosse un progetto comune come a Imola: “Abbiamo dovuto buttar giù qualche rospo”, ma qui “in Emilia siamo una famiglia, quindi tutti dobbiamo fare qualche passo avanti e qualche passo indietro”. 

Governo, atteso vertice Salvini-Di Maio. Conte: videointervista

Bersani, però, se apre a un possibile schema imolese anche per le Regionali 2019 perché “dobbiamo salvaguardare il modello emiliano romagnolo”, per le Politiche mette paletti. “Non torniamo nel Pd”, assicura, e “non vogliamo ammucchiate”. Un no, quindi, all'idea di Carlo Calenda di creare un fronte repubblicano, con un nuovo simbolo, per contrapporsi a un’eventuale alleanza elettorale sovranista. Idea che sembra piacere anche a uno dei padri nobili del Pd, Romano Prodi, che ha definito le prossime elezioni “un referendum tra chi vuole restare e chi vuole uscire dall'euro”. Ma non tutti sono d'accordo. La proposta Calenda è, infatti, respinta da un altro ex segretario del Pd, Walter Veltroni che, in un'intervista, lancia Gentiloni leader e auspica “una coalizione vera con liste che diano voce alle forze reali di politica e società”. Dice no, quindi, a un fronte indistinto contro il populismo, idea rigettata dallo stesso Bersani e pure dai compagni di partito da Stefano Fassina a Federico Fornaro. Secondo il leader di Leu le “categorie destra e sinistra” esistono ancora. Il progetto politico immaginato da Bersani è “un campo largo” di tutte le sinistre che, concretamente, secondo i desiderata di Matteo Renzi, potrebbe tradursi in un'alleanza fra tre liste: una centrista guidata da Calenda, il Pd e la sinistra di Leu magari con a capo Laura Boldrini. Un'ipotesi, certo. Ma l'ex presidente della Camera ha già fatto una sorta di chiamata alle armi su Twitter: non andiamo più alla spicciolata.