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Altro che crisi e pettegolezzi di quart’ordine. Ora Draghi e tutti noi al governo abbiamo il compito di uccidere il mostro dell’inflazione, che, come l’Idra, ha tante teste diverse e contro il quale abbiamo già stanziato 33 miliardi di euro. Dobbiamo essere lucidi nella diagnosi e nella cura: tutti gli interventi dovranno essere collocati all’interno di un doppio patto sociale, uno europeo e uno italiano. Non c’è più tempo da perdere". Il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, uno dei più vicini al premier, è esterrefatto per l’ultima burrasca in un bicchier d’acqua, la crisi sfiorata (al momento solo allontanata) mentre Mario Draghi e il suo esecutivo sono impegnati a strappare risultati importanti in Europa e a fronteggiare un rialzo dei prezzi che non si vedeva dal 1986. Il rischio della crisi politica, con la rottura Conte-Draghi, sembra ancora incombente. "C’è chi vuole ricacciare indietro il Paese. Riportarlo a un’epoca di liti continue e defatiganti, nelle quali le forze politiche cercano continui riposizionamenti e bracci di ferro per garantirsi rendite di posizione. La maggioranza s’è impegnata in un’incredibile e autolesionistica opera di autodemolizione. Di se stessa, dei risultati ottenuti, del rilancio economico in corso". Perché questa sorta di spinta distruttiva? "Non rinuncio a chiedermi “cui prodest”. Non mi basta la facile spiegazione sul bisogno di visibilità dei leader, sull’avvicinarsi della più difficile e aspra campagna elettorale degli ultimi decenni. C’è una strana tensione che pervade le forze di maggioranza. Vedo all’opera la tentazione di un cupo radicalismo, che preferisce l’instabilità perenne all’evoluzione del Paese dall’Italietta di sempre all’Italia rispettata nel mondo. Ma non si può coinvolgere Draghi e la sua leadership, sopra le parti". Sta dicendo che, comunque, indietro non si può tornare? "Dico che c’è un’agenda molto chiara, l’agenda Draghi-Mattarella, il Pnrr, un programma pronto per il futuro, ...
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