
Carcere (Imagoeconomica)
Napoli, 14 giugno 2024 – Il conto dei suicidi in carcere in Campania sale a 6 in 8 giorni: un 38enne italiano si è tolto la vita nel penitenziario di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. L’uomo si è impiccato ieri sera verso le 20 nella sua cella singola, utilizzando i propri slip. Da quanto risulta, il detenuto è stato trasferito di recente per motivi di ordine e sicurezza da Carinola, dove aveva aggredito quattro agenti della polizia penitenziaria. Scatti di violenza che non erano insoliti e che rappresentavano un “segno evidente di un disagio mentale”, secondo il sindacato Uilpa.
"Il sesto suicidio in otto giorni: forse qualcuno pensa che non intervenendo si svuoteranno le carceri – commenta Aldo di Giacomo, segretario del sindacato di polizia Spp – Il governo e l'amministrazione penitenziaria non sono in grado di contrastare questo stillicidio di vite umane, nessun provvedimento concreto è stato messo in campo per evitare l'amplificarsi del fenomeno che oramai ha assunto livelli record con 42 suicidi dall'inizio dell'anno”. “Il cambio di rotta tanto auspicato non vi è stato con questo governo – aggiunge – È aumentata l'indifferenza ai problemi delle carceri”.
Al dato – già drammatico – si aggiunge il numero dei tentati suicidi. A maggio un recluso ha cercato di impiccarsi in cella a Poggioreale, venendo salvato in extremis dall’agente di turno. Il 2 giugno, un detenuto minorenne ha ingerito del detersivo in segno di protesta contro un mancato trasferimento: da quanto risulta non era il primo gesto del genere. In quell’occasione diversi esponenti del sindacato Sappe avevano puntato il dito contro la mancanza di personale e di strutture consone ai reclusi con fragilità. “Nonostante la cronica carenza di organico la Polizia Penitenziaria riesce sempre a sopperire alle più gravi carenze che la vita in carcere mette davanti” aveva dichiarato Sabatino De Rosa, vicecoordinatore regionale per il settore minorile. Secondo Donato Capece, segretario generale, questi gravi avvenimenti sono “conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari”, nonché della mancanza di ascolto nella richiesta che “gli utenti con patologie psichiatriche vengano gestiti in strutture adatte alla loro patologia e da personale qualificato”.