Kering, ricavi col segno meno. "Ma usciremo dalla crisi del Covid ancora più forti"

Francois-Henri Pinault: "La resilienza di questi risultati conferma la nostra capacità di reazione"

Francois-Henri Pinault (Ansa)

Francois-Henri Pinault (Ansa)

Parigi, 29 luglio 2020 - "La prima metà del 2020 è stato il periodo più difficile che abbiamo mai affrontato e continuiamo ad esprimere la nostra solidarietà a tutti coloro che soffrono, all’interno e fuori dal nostro Gruppo. I nostri risultati riflettono l’impatto del Covid-19 sulle nostre attività. Ma soprattutto, la resilienza di questi risultati conferma la nostra capacità di reazione e ci fa essere ottimisti sulla capacità di uscire da questa crisi ancora più forti, concentrati ed efficienti". Le parole di Francois-Henri Pinault, Chairman e Ceo del Gruppo Kering, raccontano meglio di ogni altra cosa la tristezza e l'impatto negativo sulla moda della pandemia che ancora adesso non cessa di falciare vite. "A inizio 2020 il gruppo era ben posizionato: la nostra scala globale, la forza del nostro modello di business, la desiderabilità e l'agilità dei nostri marchi, la flessibilità della nostra supply chain, la nostra progressiva trasformazione digitale, la nostra cultura e i valori di sostenibilità e responsabilità, assieme alla nostra solidità finanziaria - continua Pinault - sono stati tutti elementi fondamentali per superare questa situazione. Siamo confortati dalla certezza di perseguire la corretta strategia a lungo termine e siamo decisi ad accelerare ulteriormente la sua implementazione".

Una testimonianza vera e forte nel giorno in cui il Gruppo Kering fa conoscere al mondo i risultati del secondo quadrimestre del 2020 che non possono che essere tutti col segno "meno".  Così in un contesto di crisi senza precedenti, il Gruppo Kering, grazie alla propria scala, all’efficacia del modello di business e ai propri marchi, ha raggiunto risultati che ne hanno dimostrato la resilienza. Nei primi 6 mesi dell’anno, i ricavi sono stati pari a 5,4 miliardi di Euro (-29,6% a tassi correnti, -30,1% su base comparabile).

Dopo un calo del 16% nel primo trimestre, le vendite nel secondo trimestre sono diminuite del 44%. L'inasprirsi del Covid 19 e la chiusura di tutti i negozi nel mondo non potevano non generare questo forte calo. Le vendite retail: -30,9 %, l'e-commerce:  +47,2%, Wholesale (distribuzione indiretta): -27%. Nei primi 6 mesi il risultato operativo corrente del gruppo è stato di 952 milioni di euro (per un margine sulle vendite del 17,7 %), in calo del 57,7%.

I risultati risentono del diverso andamento all’interno del periodo di riferimento. In particolare, il canale retail ha registrato le seguenti fasi: in aprile circa il 65 % dei negozi è stato chiuso; in maggio, con Asia Pacific in ripresa, anche Europa e Giappone hanno gradualmente riaperto i negozi; in giugno, il 15% dei negozi era ancora chiuso, mentre l’America iniziava ad essere il paese più colpito dalla pandemia; in tutto il periodo, i flussi turistici sono stati drasticamente ridotti. L’e-commerce si è dimostrato un canale chiave in tutte le regioni, crescendo del 72% nel Q2 e raggiungendo il 13% delle vendite del primo semestre.

Ma esaminiamo i brand. Per Gucci le vendite del primo semestre sono state pari a 3.072 miliardi di Euro (-33.5% a tassi correnti; -33.8% su base comparabile). Le vendite Retail: - 33% Le vendite wholesale:  - 36.1%, l' e-commerce: +51.8. Risultato operativo corrente pari a 929 milioni di euro (30% di margine sulle vendite).  Per il secondo trimestre, aprile-maggio-giugno: Vendite pari a 1.268 miliardi di Euro (-44.7% a tassi correnti; -44.7% su base comparabile), vendite Retail:- 43%, vendite wholesale: - 54%, royalties: -60%.  A livello di vendite per paese, da evidenziare i segnali incoraggianti in Nord America a giugno, e la ripresa in Asia-Pacific, prima in Cina continentale e poi gradualmente anche in Corea e in Taiwan. Restano penalizzati per l’assenza di flussi turistici cinesi alcuni mercati asiatici, così come tutti i principali paesi europei.

Alessandro Michele (Ansa)
Alessandro Michele (Ansa)

Per Yves Saint Laurent nel primo semestre 2020: Vendite pari a 681 milioni di Euro (-30% a tassi correnti; -30.6% su base comparabile), vendite Retail: -33.3 %, vendite wholesale:  -23.7%. Risultato operativo corrente pari a 102 milioni di euro (15% di margine sulle vendite). Nel secondo trimeste invece: Vendite pari a 246.5 miliardi di Euro (- 48.2 % a tassi correnti; - 48.4 % su base comparabile), vendite Retail: -48 %,vendite wholesale:  -49 %. Il marchio è stato penalizzato dalla sua esposizione in Europa occidentale e Nord America. L'Asia-Pacific si è gradualmente ripresa, a fronte anche degli investimenti per aumentarne la penetrazione.

Ed ecco Bottega Veneta, rinvigorita dal gradimento dei buyer per il direttore creativo Daniel Lee, che nel semestre ha totalizzaro Vendite pari a 503 milioni di Euro (- 8.4 % a tassi correnti; -9.5 % su base comparabile), vendite Retail: - 18.6%, vendite wholesale: + 31.9%, e-commerce:  vendite raddoppiate. Risultato operativo corrente pari a 43 milioni di euro (8.7% margine). Nel secondo trimestre: Vendite pari a 229 milioni Euro (- 23.8 % a tassi correnti; - 22.4 % su base comparabile), vendite Retail: -34 %, vendite wholesale  +15%.  Da sottolineare i risultati positivi in Asia-Pacific, trainati dalla Cina e dalla Corea, nonché dall'aumento delle vendite dell’e-commerce, che sono quasi triplicate in entrambe i trimestri.

Infine gli altri marchi del Gruppo Kering come Balenciaga e Alexander McQueen hanno resistito bene durante il periodo, con un calo dei ricavi contenuto grazie al successo della loro offerta creativa.Qeelin ha registrato una crescita dei ricavi nella prima metà dell'anno, sostenuta da una forte ripresa nella Cina continentale. Pomellato e Boucheron sono stati penalizzati dalla loro esposizione all'Europa occidentale, ma con risultati incoraggianti in Asia.