Giovedì 9 Maggio 2024

"Tutti con Favino, ma il nostro cinema cambi"

Le polemica sugli attori americani in storie italiane. Ghini: "Rifare i film di genere, Bud Spencer insegna". Veronesi: "Ci salva il doppiaggio"

"Tutti con Favino, ma il nostro cinema cambi"

"Tutti con Favino, ma il nostro cinema cambi"

Venezia, la polemica è servita. Ma forse, per una volta, potrebbe far bene al nostro cinema. Riassunto della puntata precedente: passa a Venezia, alla Mostra, Ferrari di Michael Mann. A interpretare Enzo Ferrari, è un attore americano, uno dei più bravi e famosi: Adam Driver. Al Lido c’è anche Pierfrancesco Favino, uno degli attori italiani più versatili e bravi, presente qui con due film. E si chiede: "Ma perché fanno interpretare un personaggio così italiano ad un attore americano?" Domanda che interpella tutti: attori, registi, produttori. Per lo più convinti che Favino abbia ragione.

Massimo Ghini, attore che ha lavorato spesso nel cinema internazionale, dà manforte al collega: "Stavo vedendo adesso un film americano: c’è una scena ambientata all’aeroporto di Roma, che palesemente non è Roma. E vogliamo parlare di quanto è americano Il Gladiatore? È giusto quello che dice ‘Picchio’ Favino, ma bisogna cercare di avere una strategia produttiva, fare operazioni cinematografiche che possano uscire dai confini. Rifare i film di genere. Perché fanno la statua a Bud Spencer in Ungheria? Perché una volta i nostri film arrivavano in tutto il mondo".

Il regista Giovanni Veronesi, autore di Manuale d’amore e dei Moschettieri del Re, dice: "Penso che un autore debba rispettare la provenienza del personaggio che racconta. Anche perché nel cinema americano sono molto rigidi: non chiamano un attore di New York a interpretare un texano, scoppiano polemiche se un attore non ebreo interpreta un ebreo... Ma credo che Ferrari sia un film fatto per essere venduto in tutto il mondo, e poi diciamoci la verità: noi doppiamo tutti i film, dunque Enzo Ferrari avrà comunque la voce di un italiano. Non possiamo indignarci troppo".

Per Gabriele Salvatores "la situazione è molto più complicata di quanto sembri. Ad esempio, in Schindler’s List Spielberg ha preso un attore americano che interpreta un tedesco. Certo, fare un film su certe icone italiane, per esempio un Giorgio Armani, con un attore americano sarebbe sbagliato". Secondo Carlo Degli Esposti, produttore di Montalbano e dei Delitti del BarLume, "ha ragione Favino quando dice che dovremmo difendere l’italianità, ma lo si può fare solo con una regolamentazione in virtù della quale, se giri un film in Italia su un personaggio italiano, sei incentivato a prendere un attore italiano. Altrimenti un produttore fa come meglio crede". A tutti replica il coproduttore di Ferrari, il 35enne Andrea Iervolino. "Il fatto è – spiega – che Ferrari è un film da 100 milioni di dollari. E in Italia non ce l’abbiamo un attore che possa far tornare quell’investimento. Che cosa ha da invidiare Favino a un grande attore americano? Niente. Ma non è ancora riconosciuto dal pubblico mondiale. La soluzione? Far crescere gli attori italiani. Sto producendo Modigliani, diretto da Johnny Depp, con Al Pacino e Riccardo Scamarcio nel ruolo di Modì. Scamarcio entra in una squadra internazionale, e presto potrà reggere sulle spalle un film globale".

Giovanni Bogani

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